Tornano i “Forconi” e, con loro, la paura di una deriva fascista e antidemocratica del dissenso sociale.
Il movimento, guidato da Mariano Ferro, che già lo scorso anno aveva paralizzato la Sicilia per cinque giorni ora è pronto a tornare alla ribalta con uno sciopero di altri 5 giorni per “cacciare un governo illegittimo e dire no all’Europa delle banche”.
Dalle 22 di stasera presidi e blocchi autostradali, ferroviari e portuali congestioneranno il paese da nord a sud fino a venerdì 13.
A Catania e a Torino in vista dei presidi sono già stati presi d’assalto i distributori di benzina e i supermercati e per i giorni a seguire si prevedono grandi disagi alla circolazione.
Enormi i danni che potrebbero subire tutti i comparti produttivi (di diversi milioni di euro come nel 2012), proprio a ridosso delle festività natalizie, ma preoccupa di più la questione ordine pubblico.
La protesta infatti
dovrebbe convergere sulla Capitale con l’obbiettivo di presidiare anche le sedi dei partiti, dei sindacati e di Confindustria.
Il Ministero degli interni infatti ha già allertato le prefetture affinché vengano adottate le giuste misure per “tutelare il diritto costituzionale di movimento e di circolazione e a procedere con gli sgomberi ”.
«Vogliono vietarci tutto» – ha commentato Ferro – «ma noi non possiamo adeguarci, siamo disposti a farci arrestare».
Alla mobilitazione prenderanno parte anche gruppi sciolti di commercianti, agricoltori e piccoli imprenditori intenzionati, si dicono, a “proseguire lo sciopero ad oltranza fino a quando non li avremo mandati tutti a casa”.
Prendono le distanze invece le maggiori sigle sindacali di categoria. «Non è uno sciopero dell’autotrasporto” – ha dichiarato Paolo Uggè, presidente di Unatras – “ma una manifestazione politica che mira alla protesta fine a se stessa».
Dietro i Forconi “libro e moschetto”?
Ma ad allertare le autorità sono le infiltrazioni dei gruppi di estrema destra di Casapound e Forza Nuova, che sul web hanno già espresso il loro sostegno alla manifestazione dei Forconi, e di qualche frangia del tifo organizzato catanese e bergamasco.
In Sicilia invece stamattina, all’ingresso di un consorzio di autotrasportatori aderenti alla Fita-Cna di Campobello di Licata in provincia di Agrigento, sono comparsi dei cartelli intimidatori e inneggianti alla mafia che intimavano ai camionisti di astenersi dal servizio nel giorno dello sciopero o “vi pesteremo a sangue” – si legge nel documento – “fino a farvi morire”.
Mentre a Torino nelle prime ore della giornata sono scattati i picchetti davanti ai centri commerciali per costringere i commercianti a chiudere.
Una protesta contro una “classe politica ladra e corrotta” che comincia sotto l’ombra di un nuovo fascismo e un’azione politica a “somma zero” (o con noi o contro di noi) che non può trovare legittimazione alcuna, neanche nella disperazione dei lavoratori sulla quale troppo spesso fa leva certa retorica “rivoluzionaria”.