La Russia non si smentisce: azzerato il processo per l’omicidio Politkovskaja

Ieri era una giornata cruciale per l’avvio del nuovo processo sull’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaja. Infatti i giudici, che erano stati nominati lo scorso luglio, dovevano procedere con il primo dibattimento. Tuttavia tre dei quindici membri della giuria popolare non si sono presentati in tribunale, ufficialmente per motivi di lavoro e di salute, e hanno fanno saltare il numero legale per avviare il processo. Le pressioni sulla decisione dei giurati sembrano palesi se si pensa che si era riusciti a raggiungere il numero minimo di componenti della giuria solo dopo tre tentativi. Le prossime udienze, dopo questo azzeramento, dovrebbero svolgersi a metà gennaio quando saranno passati quasi otto anni dalla morte di Anna Politkovskaja.
Il primo appello, che si era svolto nel 2009, aveva determinato il proscioglimento dei tre imputati. Sentenza poi annullata nel 2010 dalla Corte Suprema russa a causa di gravi vizi procedurali. Un secondo appello era iniziato nel 2011 ma è stato bloccato dopo pochi giorni dai familiari della giornalista. Le loro richieste si limitavano al fatto che vi fosse un unico procedimento, visto che la procura di Mosca aveva svolto indagini separate sui principali sospettati, i ceceni Ibragim Rustam e Makhmudov Rustam.
Tuttavia i fratelli Rustam sono ancora indiziati come gli esecutori dell’assassinio anche se il vero obbiettivo dell’accusa è scovare il mandante che purtroppo rimane ancora ignoto. L’unica cosa certa è che la polizia di Mosca è stata coinvolta nella persona dell’ex dirigente Sergej Khadzhikurbanov, indagato come complice.
Nel mentre la famiglia di Anna Politkovskaja non si dà pace fino a che giustizia non sarà fatta. Sul tragico misfatto rimane l’ombra del governo Putin che certo non approvava gli scritti della giornalista nata a New York. Infatti, dal 2001 fino all’anno della sua morte, Anna Politkovskaja era impegnata a documentare la guerra in Cecenia e a criticare, attraverso i suoi libri, la condotta delle forze russe nei confronti della popolazione civile cecena. Il più grave abuso dei militari messo in luce dalla giornalista, riguarda la strage di Dubrovka quando morirono 130 civili ceceni uccisi dal gas nervino immesso nei sistemi di ventilazione del teatro in cui erano in ostaggio. 
Il suo libro più importante è A Small Corner of Hell: Dispatches From Chechnya del 2004, per il quale ricevette numerose minacce di morte e subì un tentativo di avvelenamento. L’assassinio avvenne il 7 ottobre del 2006 quando la giornalista fu trovata morta nell’ascensore del suo palazzo crivellata di colpi d’arma da fuoco. La verità non è stata mai scoperta e il prossimo processo sarà un ulteriore tentativo di far luce sulla vicenda, certo è che le voci sul coinvolgimento del premier Putin non smetteranno di creare perplessità sulla libertà di espressione presente nel regime di Mosca. 

Emanuele Pinna