Il porno: Un apostrofo rosa tra le parole scalpore e scandalo. Prima demonizzato e censurato, in un’America troppo perbenista e puritana per ammetterne l’esistenza sullo schermo, poi motore mobile del b-movie anni 70, successivamente industria prolifica in una Los Angeles perversa e disinibita. Oggi il porno ha invaso praticamente ogni canale (dalla tv a internet) e sembra voler approdare all’interno del cinema d’autore.
A confermare la tendenza anche la presenza di “The canyons” al festival di Venezia, film fuori concorso di Paul Schrader, con la “bad girl” hollywoodiana Lindsey Lohan, perennemente alle prese con problemi di alcol e droghe, e il pornodivo James Deen. The canyons è un film a basso costo, auto prodotto, un feroce ritratto di una coppia tormentata , una pellicola perennemente in bilico tra il noir e il porno, che nel frattempo si nutre del gossip che ruota attorno al suo cast (una vera e propria trovata promozionale).

Non ci resta quindi che constatare un generale mutamento del mondo di porsi del cinema d’autore verso il genere “hard”, sempre più scandagliato ed analizzato dal Gotha del cinema mondiale, che sembra aver definitivamente sdoganato la sessualità elevandola ad arte (nel dubbio che tutto questo interesse non sia dettato dalla facile “spendibilità” pubblicitaria, e quindi economica, di questo genere.
Francesco Bitto