Nella folla di cinici appena scoperti che riempie la rete la reazione sarà questa: “ecco un altro articolo su un personaggio famoso appena scomparso”. Sì, un personaggio la cui dignità e nobiltà d’animo deve essere in qualche modo celebrata.
Nelson Mandela è morto ieri. La maggior parte dei suoi 95 anni è stata spesa nel difendere quei diritti riassunti così bene dal suo colore di pelle e dal suo viso così inconfondibilmente simbolico. 95 anni che ha spesso rischiato di non raggiungere a causa della continua violenta oppressione, degli arresti, dei lavori forzati, ma in cui non ha mai smesso di lottare per la libertà della sua gente.
Chi più e chi meno conosce la sua storia grazie alla potenza dell’informazione. Giornali, televisioni, internet, ma anche le discussioni a scuola sui grandi temi come l’Apartheid ci hanno svelato chi era Madiba.
Un racconto per forza di cose sommario che non può restituire per interno la grandezza di questa figura fondamentale per la storia dell’umanità.


Mettendo da parte ogni dato realistico, Nelson Mandela ci trasmette il suo bagaglio di esperienze per mezzo di racconti contenuti in Le mie fiabe africane. Le storie antiche della sua terra in cui, come in ogni fiaba, personaggi tipizzati – umani o animali che siano – danno vita a storie esemplari. Lo sfondo è, ovviamente, l’Africa in tutta la magia che la rappresenta e che Mandela, qui in forma molto più morbida rispetto al solito, non ha fatto che difendere per tutta la sua vita.
Il mare di parole pronunciate in tutta la sua vita si scaglia a ondate potenti durante i numerosi discorsi che hanno plasmato la figura pubblica di Mandela. Parole per il mondo è una raccolta di citazioni che ripercorrono oltre sessant’anni di attività. La riscrittura vera e propria dei suoi discorsi, però, si ha con Un nero nei tribunali bianchi, in cui egli conferma la strada di odio nei confronti della politica segregazionista dell’Apartheid in una autodifesa di fronte ai suoi persecutori.
La violenza e la legge è un’altra autodifesa pronunciata nel processo di Rivonia che lo avrebbe condannato all’ergastolo il 20 aprile 1964.
Sono tantissimi i libri che parlano di questo grande uomo e tanti, specialmente dopo la sua morte, ne verranno. Di sicuro non potranno che arricchirci.
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