Li odiano perchè non possono comprarli, perchè in un mondo in cui tutto è mobile, quindi commerciabile, loro disegnano su ciò che è immobile quindi non in vendita. Li odiano perché senza i loro studi, i loro pennelli, i loro critici e i loro vernissage riescono a produrre lavori senza termine di paragone nell’arte contemporanea, ormai malata di autofagia e autorefenzialismo, venduta alle logiche del mercato e dei mercanti. Ma soprattutto li odiano per la loro passione, perchè non è facile fare arte rischiando quotidianamente denunce e multe, non è facile trovare il coraggio di guardare la propria opera sbiadire giorno dopo giorno, pioggia dopo pioggia, impotenti, fermi, nella consapevolezza che non resterà niente di lei e quindi di te.
Da Philadelphia a Berlino, da New York a Marsiglia, da Milano a Lisbona i writer colorano i grigi e squallidi relitti di una deindustrializzazione urbana che sfoglia interi quartieri abbandonando a se stesse le città un tempo sedotte. Il writing è rivalutazione e riqualificazione di capannoni, muri e strutture in disuso. Il writing è colorare ciò che è buio, rianimare ciò che è senza vita. Esiste quindi arte più nobile? Esiste quindi arte più democratica? Quando cammini per le strade della città e ti soffermi a contemplare un graffito qualcuno ti chiede i soldi del biglietto? No! È gratis, ecco cosa li fa impazzire, il fatto che sia gratis!
Quindi si affannano a definite “merda vandalica” una disciplina che sfugge alle loro logiche, cancellano i graffiti e perseguitano i writer, tutto rigorosamente in mala fede. Perchè pensavate che odiassero il writing? Perchè non riuscivano a comprenderne la natura? Per un bug generazionale? No amici, il contrario, lo combattono proprio perchè l’hanno capito!
Alcuni tra i Murales che vedete qui in basso sono considerati tra i migliori al mondo!
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Foto by Marco Crupi |
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Francesco Bitto