Vorrei iniziare questo articolo con una breve digressione per chiarire il fatto che non sto giudicando il Piero Scaruffi uomo, artista, scienziato o critico in quanto tale.

Chiunque vaghi nell’ambiente “musicofilo” da tempo, sa bene di chi stiamo parlando: Piero Scaruffi, noto tuttologo italiano naturalizzato americano, scrive riguardo il rock e ha molteplici meriti (a suo dire) in ogni campo della cultura.
Nel suo sito, www.scaruffi.com troverete tutta la biografia e le informazioni necessarie a conoscerlo meglio.
Sicuramente Scaruffi non è un uomo da poco: i riconoscimenti ufficiali che ha ricevuto sono molti, le opere che ha scritto altrettanto ricercate e note.
Ma cosa rende controversa questa figura? Scaruffi, nell’ultimo decennio, caratterizzato da internet e dalla conseguente modificazione del rapporto degli adolescenti con la musica, è diventato ufficialmente il guru e, allo stesso tempo, il demone dei giovani ragazzi italiani che si avvicinano a una critica più matura del rock.
In che senso? Nella sua enorme ed enciclopedica raccolta di recensioni e storia del rock, Scaruffi ha molte opinioni discordanti con la visione più “mainstream” e mediatica delle cose: Beatles, Queen e David Bowie (oltre a molti altri artisti famosi) sono bocciati quasi totalmente, gli Aqua (sì, quelli di Barbie Girl) sono elogiati fin troppo, molti dei dischi più importanti nella storia del metal sono snobbati.
In genere, i suoi studi sulla musica possono essere considerati importanti e approfonditi, ma il problema più grave è sicuramente nello stile di scrittura.
In che senso? Nella sua enorme ed enciclopedica raccolta di recensioni e storia del rock, Scaruffi ha molte opinioni discordanti con la visione più “mainstream” e mediatica delle cose: Beatles, Queen e David Bowie (oltre a molti altri artisti famosi) sono bocciati quasi totalmente, gli Aqua (sì, quelli di Barbie Girl) sono elogiati fin troppo, molti dei dischi più importanti nella storia del metal sono snobbati.
In genere, i suoi studi sulla musica possono essere considerati importanti e approfonditi, ma il problema più grave è sicuramente nello stile di scrittura.

Questi voti mostrano un’immaturità critica elevatissima e soprattutto attirano, riallacciandosi al discorso principale, una marea di ragazzini che hanno questo impellente bisogno di sentirsi intellettuali della musica. Gli stessi hipster dei quali ho scritto QUI.

Analizzando lucidamente il lavoro di Scaruffi, possiamo senza dubbio affermare che di malfunzionamenti nel sistema scaruffiano ce ne siano molti, sebbene alcune sue recensioni siano anche ricche di contenuti e interessantissime. Gli errori nel metal e altre disparità stilistiche e tecniche lo rendono fragile alle critiche, tutt’altro che perfetto.
Tuttavia, nel rispetto delle opinioni di chiunque e soprattutto nel rispetto dell’immenso lavoro di questo critico, bisogna riconoscerlo senz’altro come un uomo degno di visibilità e stima per le sue idee, purtroppo vittima di un branco di persone che lo hanno demonizzato o divinizzato senza cogliere da lui il meglio o un’occasione per arricchirsi.