Leggere un testo poetico di Alda Merini (ricordata di recente in una mostra fotografica svoltasi a Milano: Qui l’articolo) è come fare un sogno ad occhi aperti, come entrare in punta di piedi in una dimora piena di stanze sconosciute, come varcare la soglia della vera dimensione dell’essere. Non esiste un’unica chiave interpretativa, la mente si abbandona al fascino di un mistero tutto da svelare e da vivere, mentre l’animo si intinge dei colori della vita.
La poesia di Alda Merini è soffio vitale, slancio d’estasi, sapienza d’amore, volontà profana, tormento e rinascita.
La poesia di Alda Merini è soffio vitale, slancio d’estasi, sapienza d’amore, volontà profana, tormento e rinascita.
“Clinica dell’abbandono”, raccolta poetica di testi scritti o dettati dalla stessa Merini negli ultimi anni, si pone su questa linea.
Anche in questa ultima fase la poesia di Alda Merini non è vincolata ad una poetica predefinita ma si rivela, piuttosto, canto soave, epifania quasi “divina”, illuminazione improvvisa e, poi, ossessivo riaffiorare di alcuni temi ricorrenti, come l’amore, i figli, il dialogo con gli interlocutori-scrivani primi destinatari delle intuizioni della poetessa.
Anche in questa ultima fase la poesia di Alda Merini non è vincolata ad una poetica predefinita ma si rivela, piuttosto, canto soave, epifania quasi “divina”, illuminazione improvvisa e, poi, ossessivo riaffiorare di alcuni temi ricorrenti, come l’amore, i figli, il dialogo con gli interlocutori-scrivani primi destinatari delle intuizioni della poetessa.
Non si tratta, dunque, di un libro a sé stante, ma di un percorso poetico che si sviluppa naturalmente nel corso degli anni.
Del resto, tutta la poesia di Alda Merini è un dialogo mai interrotto con l’amore, con il mondo, con la vita: ed anche in quest’opera tutti i sentimenti, in particolar modo l’angoscia per la lontananza ed il senso d’abbandono, sono vissuti in modo istantaneo, assoluto, profetico.
Del resto, tutta la poesia di Alda Merini è un dialogo mai interrotto con l’amore, con il mondo, con la vita: ed anche in quest’opera tutti i sentimenti, in particolar modo l’angoscia per la lontananza ed il senso d’abbandono, sono vissuti in modo istantaneo, assoluto, profetico.
Ci sono la Milano dei Navigli, il ricordo di chi ormai non c’è più, la forza dell’assenza e la disperazione di chi, invece, è rimasto; ma c’è anche il timore che l’amore possa finire, per l’“orrendo delitto” di chi teme l’amore, eppur lo fugge. Essere incapaci d’amare è, infatti, una colpa grave, un reato contro la vita stessa.
La sofferenza e la solitudine minacciano l’amore, ma accomunano l’essere umano che, di conseguenza, non può che coltivare quanto di meglio offre la vita nei suoi dettagli quotidiani.
Ed allora… il linguaggio poetico diventa anche consolatorio, quando si scioglie <>.
La sofferenza e la solitudine minacciano l’amore, ma accomunano l’essere umano che, di conseguenza, non può che coltivare quanto di meglio offre la vita nei suoi dettagli quotidiani.
Ed allora… il linguaggio poetico diventa anche consolatorio, quando si scioglie <>.
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