Lo avevamo lasciato come l’Enrico VIII meno plausibile del cinema (anche meno di Eric Bana, e dico, Eric Bana) e lo ritroviamo ora come Vlad Tepes Dracula, sul cui (non pervenuto) fascino dovrebbe poggiarsi la sceneggiatura (si, sto usando paroloni grossi) di questa debolissima serie, che sta al Dracula di Coppola (ma anche a Dracula Legacy se è per questo, si quello con Gerard – Leonida – Butler che faceva Dracula/Giuda), a cui strizza continuamente l’occhio, come Da Vinci’s demons sta alla storia dell’arte. Con queste premesse ci si aspetta un gioiello di trash, qualcosa di così ridicolo e improbabile da causare violente risate e prese in giro memorabili. Invece no.
La serie viaggia anni luce da ogni possibile interesse, se ne guarda bene, e procede con lentezza per il sentiero della noia più totale, mostrando dei personaggi caratterizzati superficialmente che si muovono in 40 minuti di riempitivi in stile telenovelas argentina, con qualche spruzzata di combattimento matrixiano, tanto perché non era abbastanza ridicolo. Ogni colpo di scena non solo è scontato, ma è seguito dall’inevitabile spiegone, nel caso le allusioni poco allusive non lo avessero fatto capire (“c’è stato un vampiro qualche anno fa a whitechappel.
Si quello che mascherava i morsi con gli squartamenti. Già abbiamo dovuto anche inviare lettere finte ai giornali. Eh si. Jack lo squartatore eh! Ho detto J-A-C-K lo S-Q-U-A-R-T-O-R-E), tanto che ti viene il dubbio se non sia il caso di offendersi, perché anche gli sceneggiatori delle fiction con Garko e la Arcuri presuppongono che le capacità mentali dei propri telespettatori non siano così limitate. Concludendo la serie è consigliata solo alle fan più irriducibili dell’attore irlandese, o a chi ha perso una scommessa, o ha scelto obbligo a obbligo o verità (ma io in questo caso rivedrei le mie scelte in materia di amici).