10 foto che dimostrano come la fotografia può alterare la realtà

Lo scorso fine settimana The Guardian ha pubblicato un articolo su una mostra che si terrà a Londra dal titolo “Catalyst: Arte Contemporanea e guerra”. L’esposizione raccoglie una serie di fotografie “photoshoppate” dagli artisti Peter Kennard e Cat Phillipps, i quali hanno manipolato alcune foto di personaggi politici, celebrità e momenti storici/culturali importanti, per dimostrarci come sia possibile condizionare la realtà che ci giunge attraverso i media.
Un esempio eclatante è la foto di Tony Blair, mentre fotografa se stesso di fronte a una scena infernale di fiamme e distruzione. L’immagine vuole riassumere la disastrosa avventura irachena delle forze armate, riunite dagli Stati Uniti per abbattere il regime di Saddam Hussein, ma con un piccolo particolare: che non è vera.

Un altro esempio di realtà manipolata è l’ immagine del 43° presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, durante la lettura di un libro…a testa in giù! Purtroppo non era vero, anche se sarebbe potuto accadere realmente!

La famosa immagine del grande Robert Capa, che ritrae il soldato spagnolo colpito a morte durante la guerra civile, continua a far discutere da 75 anni. Realtà o foto allestita? Solo recentemente è stata scoperta un’ intervista di Capa che spiega come ha ottenuto la sua immagine più famosa.

L’ immagine immortala da Kevin Carter potrebbe sembrare ritrarre un bambino che sta per morire di fame abbandonato a se stesso, ma in realtà, come raccontato da diversi testimoni, questa foto è stata scattata in un centro nutrizionale, il bambino è stato lasciato solo per pochi attimi dalla madre, mentre l’ avvoltoio sarebbe stato attratto non dal bambino, ma da un letamaio nelle vicinanze.
Ciò comunque non riduce l’impatto, il messaggio e la veridicità della foto, ovviamente, ma serve da esempio di come una singola immagine possa non essere sempre rappresentativa della realtà circostante.

Danny Evans ha creato un universo parallelo di celebrità ricche e in sovrappeso con immagini davvero realistiche. Qui vediamo come potrebbe apparire Tom Cruise nel trattamento “chirurgico” di Evans.

Stalin non ha ritoccato se stesso, ovviamente, e non sappiamo il nome di chi abbia potuto cancellare la persona accanto al dittatore russo.

Qual è la differenza tra la copertina (sopra) e il poster stampato (sotto)? No, non sono semplicemente i colori: per non dare un messaggio errato ai bambini, nella foto del poster è stata eliminata la sigaretta dalla mano di Paul McCartney.

Pensate che i soldati, per spirito di patriottismo, debbano combattere anche contro gli squali? Beh, per fortuna si tratta di un falso.

È Abraham Lincoln? In realtà no. Di Lincoln è vera solo la testa, “riattaccata” sul corpo del suo compagno di politica John Calhoun. Questa immagine dimostra come la distorsione della realtà vada avanti dal 1860.

La famosa foto di Che Guevara, scattata da Alberto Korda, mostra quanto il ritaglio sia importante in fotografia. La foto è stata scattata in una cerimonia commemorativa nel 1960 – nell’originale Guevara si trova in piedi davanti un albero di palma, fissando pensosamente la persona alla sua sinistra. Tagliare sia la persona che l’albero, ha creato un’ immagine diventata un’ icona del novecento.

“Dalì atomicus” di Philippe Halsman, l’aspetto interessante di questa immagine così complessa è il poco ritocco necessario per crearla. Si tratta, infatti, di un singolo scatto che ha richiesto ben 28 ciak per realizzarla. L’ unica cosa rimossa dall’ immagine sono i fili che reggono gli oggetti.

Arte e totalitarismi: Andrej Zdanov e il realismo socialista

Dopo un quindicennio caratterizzato da una grande fermento culturale e artistico, dominato dalle figure di Vladimir Majakovskij e dal regista Sergej M. Eisenstein, la cultura sovietica cadde, al pari di altri aspetti della vita del paese, sotto la rigida disciplina del Partito comunista, che, a partire dal 1934, procedette direttamente a codificare le linee guida di quel realismo socialista che si sarebbe imposto uniformemente nell’arte e nella letteratura del paese.

Principale artefice della disciplina dell’attività artistica fu Andrej Zdanov, stretto collaboratore di Stalin e sostenitore di una pesante interferenza del partito nella vita scientifica, culturale ed artistica del paese. Zdanov spinse tutti gli artisti dell’epoca a sostenere e a glorificare la causa della rivoluzione, seguendo rigidamente i canoni del realismo socialista, che prevedevano che ogni opera d’arte presentasse un forte spirito nazionale, ispirasse devozione alla patria e coscienza di classe, legando a doppia mandata l’arte e il messaggio sociale, entità ormai fuse in quello che doveva essere il genere artistico comunista per eccellenza.

I criteri zdanoviani della produzione artistica si presentano in modo esemplare in questa statua, facente parte del gruppo scultoreo che sovrastava il padiglione sovietico all’esposizione universale parigina del 1937. I soggetti rappresentati sono un operaio e una contadina collettivizzata, eletti in tal modo a immagini simboliche della Russia comunista. L’incedere dei due personaggi suggerisce l’idea di un sicuro e fiero avanzamento del paese nella costruzione del socialismo. Infine gli strumenti del lavoro di ciascun personaggio, la falce e il martello affiancati, richiamano all’unità di operai e contadini nel comunismo, nonché il simbolo contenuto nella bandiera nazionale sovietica. Si tratta dunque di un piccolo capolavoro rappresentativo della retorica del realismo socialista.

Francesco Bitto