Sleepy Hollow – Recensione Telefilm

Benvenuti a Sleepy Hollow! Ridente cittadina dello stato di New York in provincia di Supernatural, dove troverete cittadini ospitali che di certo non vi faranno annoiare con i loro innumerevoli hobby, come la stregoneria, il latino finto, i viaggi nel tempo e l’apocalisse. Ma mi raccomando, non perdete la testa!

Ichabod e Abbie
Da segnalare tra le attrazioni del luogo Ichabod Crane (biscugino laterale di Johnny Depp), autentico uomo bicentenario, tenuto addormentato per 200 anni da un incantesimo, risvegliatosi per collaborare con la polizia allo sport nazionale del luogo: la caccia ai demoni. Insieme alla sua collaboratrice, l’agente Abbie Mills, tra un rituale con le mitiche Clavicole di Salomone e una visione nativa americana, potrete scoprire retroscena sconvolgenti su eventi e personaggi storici più famosi (sapevate, ad esempio, che George Washington nel tempo libero, tra una battaglia e una riunione massonica, si interessava anche di evitare la fine del mondo e lottare contro il diavolo in persona?). 

Che siate streghe o cavalieri dell’apocalisse, preti o massoni, non perdete l’esperienza unica di visitare Sleepy Hollow. Non ci troverete niente di originale o di non già visto, ma il soggiorno sarà ugualmente godibile!

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Attenzione, possibili spoiler.

La hook & co. tour vi da il benvenuto sull’Isola che non c’è, dove troverete sirene aggressive, fate fallite, ventenni smarriti dai migliori istituiti correzionali del multiverso ouat, drammi generazionali, conflitti padre/figlio, sentimentalismi (meno), botte e incantesimi (più). Se la scorsa stagione poteva validamente essere prescritta come sostituto del Valium, le prime puntate della nuova sembrano aver invertito la rotta ed essersi allontanate dai lidi della noia. Gli ingredienti base della serie continuano a esserci tutti: la rielaborazione delle fiabe classiche, l’umanizzazione dei personaggi, la magia e i sentimentalismi; quello che sembra essere cambiato e aver dato una bella botta di vita a una sceneggiatura stanca e ripetitiva è il cambio di ambientazione (a metà tra Lost e i Pirati dei caraibi), la riduzione delle diabetiche banalità sentimentali e il cambio di protagonisti.

Se nelle prime due stagioni al centro delle vicende c’erano gli stucchevoli Biancaneve, il suo principe e la loro figlia perduta, nelle prime puntate di questa il riflettore si posta su un immenso Tremotino, estremamente umano, lacerato dai sensi di colpa, meno cinico (forse) e ancora più determinato. Suo degno avversario è il più subdolo e manipolatore Peter Pan mai visto, pronto a sfruttare i punti deboli dei nostri eroi per i propri scopi ancora poco chiari, capo di una tribù di fedelissimi e selvaggi ragazzi. Concludendo, se la serie manterrà queste premesse (no, non ci credo nemmeno io mentre lo scrivo. So che arriverà la deriva buonista e il bene trionferà in un mare di zucchero filato), la terza stagione si preannuncia come la migliore della serie.

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