Niente come il cinema è in grado di disseminare idee e informazioni predeterminate all’interno delle masse per pianificarne attitudine e azioni, niente come il cinema, in poche parole, riesce a veicolare la propaganda in maniera così efficace. Questa nuova e potente arte non lascia perciò indifferenti i leader dei grandi totalitarismi del Novecento, che ne intuiscono immediatamente il potenziale.
Nel 1934, a 20 anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e a 16 anni dall’inizio della sofferenza tedesca per le politiche umilianti del “diktat“, che riducono la Germania alla fame e alla disperazione, il partito Nazionalsocialista, consacra la definitiva ascesa al potere celebrando a Norimberga la rinascita della nazione tedesca.
Adolf Hitler in persona vuole che a dare testimonianza di tale evento sia Leni Riefenstahl (1902-2003), che aveva incarnato, prima come attrice e poi come regista, il più duro stile popolare germanico, fatto di saghe leggendarie ambientate tra i monti o nell’epica dei Nibelunghi. Il cinema della Riefensthal è gloriosa esaltazione della mistica nazionalistica contro il progresso e la globalizzazione, intesi come minaccia all’integrità dei valori classici e della tradizione.
La regista tedesca accetta il gravoso compito ed il partito la ricopre di una pioggia di finanziamenti che le consentono l’accesso a tecnologie cinematografiche sperimentali, come la fotografia aerea, le telecamere mobili e i teleobiettivi. Questa pellicola propagandistica è quindi un film caratterizzato da un altissimo grado di sperimentazione tecnica, che lo porrà come punto di riferimento stilistico per tutto il cinema degli anni 30 e 40.

Il partito si fonde con la nazione, il leader con le masse e il film con il congresso, tanto che risulta difficile capire dove finisca uno e inizi l’altro, poiché le scenografie del congresso stesso vengono pensate appositamente per questo film su disegni dell’architetto e ministro Albert Speer, a cominciare dalla discesa “divina” di Hitler da un cielo pieno di nuvole (richiamo al Berg Film; il richiamo al cinema di montagna è costante) verso uno stadio decorato da figuranti e araldi in costume. Le riprese del congresso sono inframmezzate da scene di vita popolare (accompagnate da musiche folcloristiche bavaresi) che collegano i discorsi alla realtà germanica. A differenza degli altri gerarchi Hitler è sempre inquadrato dal basso verso l’alto, a esaltarne la figura e il ruolo. Non fu questo l’unico film di propaganda della Riefenstahl , infatti “Il trionfo della volontà” fu il secondo dopo “La vittoria della fede” (1933), e precedette Olympia (1938) – un altrettanto famosa celebrazione delle olimpiadi di Berlino del 1936, in cui viene esaltato l’ideale di razza ariana e dove lo svolgimento delle gare è accostato a sculture classiche.
Francesco Bitto