I Ciunno Boyz e il profumo dell’ Hip Hop di una volta

L’Hip Hop è il genere dell’innovazione per eccellenza, deve evolversi, deve cambiare, non può rimanere fermo e fare riferimento sempre allo stesso periodo… E se lo fa muore! Ecco perchè l’Hip Hop degli anni 90 non può e non deve essere uguale a quello di oggi, e può essere proposto solo da chi, nei 90, c’era. Tuttavia le nuove generazioni hanno il dovere di voltarsi, di guardare indietro e di interrogarsi su cosa sia stato l’Hip Hop in passato, su quali valori fosse fondato, mettendo in discussione l’operato di chi c’era prima, rielaborando il tutto e innovandolo con il sentire del proprio tempo.

Ecco perchè oggi parleremo di due artisti, i Ciunno Boyz (Artik e Biro) che fanno Hip Hop fin dagli anni 90,  nella periferia delle periferie (Enna) e che sono tra i rappresentanti di una scena, quella  siciliana, che agli albori di questo genere è stata una delle più fertili e una delle più rispettate in Italia. E sono tempi che i più giovani non hanno conosciuto e a cui ci si può approcciare solo grazie ai racconti dei più grandi, di chi c’era, tempi in cui questa cultura ha fatto davvero fatica ad affermarsi, in una delle isole più retrogradi del pianeta, sgomitando e scalciando per annunciare  il proprio diritto ad esistere, tra i sorrisi ironici di chi non capiva e ridicolizzava l’Hip Hop. E da quello che si dice, sembra essere stato un momento fantastico, un Hip Hop eccezionale, in cui tutto girava attorno al rispetto, dove gli amici contavano più dei soldi, i testi più dello stile e la strada più dello studio. E non lo dico solo per dire ragazzi, non sono solo parole buttate li, chiedete a chi c’era! L’Hip Hop negli anni 90 era soprattutto un collante tra persone, una passione comune che dava a tutti l’opportunità di socializzare , di stare assieme guardandosi in faccia (e non attraverso uno schermo).
E il Rap dei Ciunno profuma ancora di questi tempi, e trasforma questa concezione musicale in una tematica molto ricorrente nei testi (Ti manca il filo), dove gli artisti di Enna denunciano la deriva di questo genere, ormai costruito su mode e atteggiamenti precostituiti, dove la ricerca del denaro e della fama hanno sostituito gli intenti assai più nobili della scena anni 90. Ma la lente di ingrandimento non si sofferma solo a questa cultura, ma scava nei vizi e nelle ipocrisie di una società siciliana ancora ferma al giurassico, dove le donne sono ancora oggetti (Pulp Stories) nelle mani degli uomini, in una realtà culturale in cui il pensiero dominante è ancora fortemente maschilista e dove l’emancipazione femminile viene vista più come una minaccia allo status dell”uomo dominante” che come un’opportunità, e dove i rapporti tra le persone sono spesso avvelenate da ricatti e minacce ( Intro contromoda con dj Kollasso).
Ma in questo oceano di sconforto, i Ciunno Boyz trovano comunque la forza di esprimere e sviluppare tematiche positive, dall’amore non sempre facile (you) allo sport, con i suoi miti e le sue icone ( Michael Jordan) con tutto il carico di passione e di ammirazione che questi uomini sono in grado di suscitare nei tifosi, una passione pura, sincera e sterminata, che traspare con incredibile potenza attraverso la base e arriva intonsa all’ascoltatore. Ma il Rap “positivo” resta comunque una parentesi rosa tra le parole “fanculo” e “futuro”(che non c’è), e tornano inesorabili le tematiche della disoccupazione, della repressione e del controllo di uno stato che umilia e mortifica i giovani e il sud Italia (R.I.P).
Insomma il Rap dei Ciunno Boyz invita alla riflessione, al rispetto di valori ormai sbiaditi come la fratellanza e la tolleranza, un Rap passionale in cui la concezione “old” dello stesso è croce e delizia del gruppo, forse un pò troppo retrò (stilisticamente parlando) e un pò troppo distante dall’evoluzione stilistica dell’Hip Hop contemporaneo (caratteristica comune un pò a tutta la scena siciliana). I Ciunno Boyz, insomma, sono fedeli (fino all’integralismo) a un certo tipo di Rap, appartenente a un periodo storico ben preciso, che ha segnato la storia della scena Italiana, e che comunque va conosciuto, ammirato e rispettato dalle nuove generazioni. Forse quel’ Hip Hop è stato un sogno… Ma che bel sogno è stato!
Per scaricare prigionia mentale: http://www.mediafire.com/?kpoleyubbqq…
Francesco Bitto