Contour Crafting: la casa del futuro si stampa in 3D

Mentre in Italia le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro odierne non si differenziano molto da quelle che insistevano parecchi decenni fa, in California il Professor Behrokh Khoshnevis, con la sua idea, riduce il rischio di incidente sostituendo con dei bracci meccanici il personale addetto ai lavori in cantiere.

Il sistema robotico, chiamato da Khoshnevis “Contour Crafting”, è costituito da una gru a trazione elettrica, che asseconda il movimento di due bracci laterali lungo la direzione dei binari allestiti per terra, e da un asse, ortogonale ai due bracci e connesso ad essi, su cui scorrono il dispositivo ultimo da cui esce il getto e un braccio trasportatore di elementi vari. Il complesso dei macchinari si muove, seguendo il progetto, secondo un sistema di riferimento ad assi ortogonali (avanti-in dietro e a destra-a sinistra), distribuisce strato per strato il materiale definendo i lineamenti architettonici e si occupa di collocare ogni singolo altro componente. Il sistema, infatti, non si limita a “gettare” il materiale simil-cementizio ma si occupa, inoltre, di allestire elementi quali: infissi, impianti, orditure, coperture, ecc.

Schema rappresentativo del sistema Contour Crafting in www.contourcrafting.org/powerpoint-slides

Nello studio di questo progetto un certo spazio è dato alla ricerca di particolari formulazioni del materiale da utilizzare in fase di “stampa”, di sostanze chimiche innovative e del sistema di miscelazione continua di quantità industriali di questi materiali.

Originariamente concepito come metodo per la costruzione di stampi per componenti industriali, l’esigenza da cui ha preso vita l’applicazione di questo progetto all’edilizia era quella di garantire la realizzazione, in un tempo limitato, di abitazioni per le vittime dei terremoti avvenuti in Iran, città d’origine di Khoshnevis.

L’innovazione si sarebbe, in seguito, potuta applicare a tutti gli altri casi di catastrofi naturali a cui sarebbe seguito un importante numero di “sfollati”. Immaginare di poter realizzare velocemente un certo quantitativo di abitazioni porta con sé numerosi vantaggi che rendono superficiali gli eventuali aspetti negativi, considerata la situazione di “emergenza” in cui si pensa di operare. Riduzione dei tempi di realizzazione del fabbricato, riduzione dei costi di trasporto e di messa in opera, del consumo energetico e conseguentemente delle emissioni di CO2, riduzione del numero della manodopera e quindi del rischio di incidenti (e di morti) nel cantiere, possibilità di altissima precisione e personalizzazione immediata dell’opera, riduzione dei costi di allestimento di ponteggi, centine e casseforme, sono alcuni degli aspetti positivi che l’innovazione tecnologica di questo progetto porta con sé.

Technology Demonstrations “A House in a Day” in www.contourcrafing.org/powerpoint-slides

Naturalmente non mancano le perplessità e pensare di sostituire completamente il modo di costruire “tradizionale” con lo stampaggio meccanizzato di interi edifici potrebbe non essere così semplice.

Uno dei timori potrebbe, per esempio, essere quello di perdere, col tempo, la dimestichezza pratica che i carpentieri e gli operai hanno acquisito e tramandato fino ad oggi, stabilendo tutto il complesso di operazioni che l’utente davanti al monitor sintetizzerebbe con un “click”. In fondo questo timore non dovrebbe sussistere poi tanto, visto il livello di dettaglio che il progetto deve avere e che solo l’utente-progettista può tradurre col suo software di modellazione CAD. Se anche le problematiche e le perplessità legate a questo progetto, sicuramente innovativo e notevole dal punto di vista tecnologico, possano prendere il sopravvento sulla sua applicabilità in cantiere, rimane comunque un metodo da prendere in considerazione per la produzione di singoli componenti architettonici e/o impiantistici.

Pezzi speciali stampati con metodo 3D-printing in www.contourcrafting.org

Qui sotto è possibile rivedere la presentazione del Prof. Khoshnevis, del febbraio 2012 tenutasi nella città di Ojai in California, dove è mostrato un prototipo in grado di eseguire la costruzione di un fabbricato di circa 230 metri quadrati in 20 ore.
Chiara Pizzimenti

Fonti: