Da ‘The Canyons’ a ‘Nymphomaniac’. Quando il sesso invade la pellicola

Il porno: Un apostrofo rosa tra le parole scalpore e scandalo. Prima demonizzato e censurato, in un’America troppo perbenista e puritana per ammetterne l’esistenza sullo schermo, poi motore mobile del b-movie anni 70, successivamente industria prolifica in una Los Angeles perversa e disinibita. Oggi il porno ha invaso praticamente ogni canale (dalla tv a internet) e sembra voler approdare all’interno del cinema d’autore

A confermare la tendenza anche la presenza di “The canyons” al festival di Venezia, film fuori concorso di Paul Schrader, con la “bad girl” hollywoodiana Lindsey Lohan, perennemente alle prese con problemi di alcol e droghe, e il pornodivo James Deen. The canyons è un film a basso costo, auto prodotto, un feroce ritratto di una coppia tormentata , una pellicola perennemente in bilico tra il noir e il porno, che nel frattempo si nutre del gossip che ruota attorno al suo cast (una vera e propria trovata promozionale).
E come se non bastasse il clamore veneziano per l’ultima creazione di Schrader, anche Lars von Trier presenta in questi giorni la sua ultima opera, che , come si può intuire dal titolo (Nymphomaniac) tratta anch’essa il tema dell’erotismo Hard Core. Anche se il regista danese aveva già precedentemente mostrato una spiccata attitudine verso il nudo ed il sesso (basti pensare ad Antichrist); Nymphomaniac rappresenta una vera e propria sterzata verso l’hard, verso un sesso sfrenato e svuotato di qualsiasi legame etico e morale. Stellare il cast, che vede tra i componenti due fedelissimi di Lars von Trier, Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe, e una presenza d’eccezione: Uma Thurman. 

Non ci resta quindi che constatare un generale mutamento del mondo di porsi del cinema d’autore verso il genere “hard”, sempre più scandagliato ed analizzato dal Gotha del cinema mondiale, che sembra aver definitivamente sdoganato la sessualità elevandola ad arte (nel dubbio che tutto questo interesse non sia dettato dalla facile “spendibilità” pubblicitaria, e quindi economica, di questo genere.

Francesco Bitto