La scapigliatura fu un movimento parallelo al decadentismo, sviluppatosi nel nord Italia, in particolar modo a Milano, durante la seconda metà dell’Ottocento. A questo movimento diedero vita scrittori ed artisti appartenenti alla borghesia benpensante, nel tentativo di reagire alle imposizioni della famiglia e del nascente Stato italiano. Gli scapigliati erano spiriti profondamente romantici, che si opponevano ad una letteratura ormai scaduta nel sentimentalismo e nella sdolcinatura per mezzo di una scrittura inquieta e anticonformista, sviluppando una sorta di anti-morale comune che portò molti di loro a una vita sregolata e tal volta… Alla morte. Le loro opere oscillavano fra rappresentazioni realistiche, portate fino all’estremo, e racconti fantastici macabri, spesso basati sulla superstizione e la mistica esoterica popolare.

Lo stile di Tarchetti è assolutamente originale, colto, pulito, caratterizzato da una vastissima presenza di riferimenti e citazioni culturali di altissimo livello. Seppur votato completamente all’originale, il poeta scapigliato non si allontanerà mai completamente da un registro classico e rigido, dando vita a una fusione tra classico e moderno estremamente interessante. I temi trattati dallo scrittore, che incomprensibilmente ebbe pochissima fortuna editoriale in vita, sono i più disparati, anche se l’autore piemontese eccelse in particolar modo nel macabro e nell’esoterico. Apparizioni di morti, reliquie maledette, antichissimi riti e superstizione popolare fanno spesso la loro comparsa negli scritti del Tarchetti, capace di suscitare un’interesse quasi morboso nel lettore, completamente rapito dai misteri e dalle atmosfere buie di un’Italia esoterica e oscura mai raccontata così bene. Assolutamente imperdibili i Racconti fantastici, in cui sono presenti scritti del calibro de: Il lago delle tre lamprede e Un osso di morto.
Francesco Bitto