Apocalypse Now: recensione film e curosità

Alla fine degli anni settanta Francis Ford Coppola è uno dei registi più importanti nel panorama Hollywoodiano grazie a due successi di critica e pubblico in serie, “Il Padrino” parte prima e seconda, destinati a fare epoca e a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema. Ecco perchè la decisione di girare un film sulla guerra in VietNam sembra una tappa obbligata per il regista italo-americano, che pur di garantire alla sua creatura una location pertinente, costosissime scene stracolme di effetti speciali ed un cast stellare (Marlon Brando, Robert Duvall, Martin Sheen) amplierà a dismisura un budget già molto corposo, indebitandosi con i produttori, che accetteranno di finanziarlo solo grazie alla promessa di Coppola di girare il padrino parte terza (rivelatosi poi uno dei flop cinematografici più grandi della storia).

La “pagina oscura” della storia degli USA dette spunto a centinaia di film fin dagli anni settanta, ma fu nel decennio successivo che i viet-movie divennero un vero e proprio genere, attirando le attenzioni di moltissimi grandi registi tra i quali ricordiamo lo stesso Coppola, Kubrick e Cimino. La brutalità di una guerra che faceva ricorso a sofisticate armi di sterminio si sposta quindi sullo schermo, con la spettacolarità degli attacchi degli elicotteri Apache, accompagnati dalle note della wagneriana cavalcata delle walchirie, o dei bombardamenti a Napalm, contornati da una sorta di “follia generale” che porterà il colonnello Kilgore a far surf durante un attacco ai vietcong. Al di la della storia (Willard deve eliminare il colonnello Kurz, che ha disertato e vive con i suoi uomini ai confini con la Cambogia, adorato come un dio), Coppola usa il VietNam come metafora di tutte le guerre e come percorso di emancipazione personale dei protagonisti.

Il risultato è un Cult-Movie: per la simbologia (il viaggio sul fiume rappresenta la classica discesa agli inferi), il gusto nelle citazioni che unisce molteplici generi cinematografici, il destino (dal successo al botteghino al fallimento della società che lo produsse) e le difficoltà nelle riprese, che furono talmente tante e talmente ardue da render possibile un film che parli delle riprese del film stesso (attori che impazzivano, figuranti in preda a deliri, morti sospette, avvelenamenti). Apocalypse Now è inoltre un film tecnicamente molto innovativo (dal primissimo utilizzo della grafica computerizzata alle dissolvenze incrociate che sfumano un’immagine in quella successiva), caratterizzato da una recitazione magistrale da parte di Brando (grandissimo nel ruolo del colonnello Kurz) e Duvall, e da una colonna sonora da brivido (da Jim Morrison a Satisfaction).

Francesco Bitto