Seneca e il valore del tempo: ogni giorno moriamo

Quante volte sprechiamo del tempo prezioso, oziando sul divano, tamburellando con un oggetto al posto di adempiere ai nostri doveri, o semplicemente stando sdraiati senza far nulla. Molti non credono nemmeno che esista il tempo perso: siamo noi i padroni delle nostre azioni e diamo noi il valore alle nostre giornate. Per Seneca, pensatore latino che non avrebbe bisogno di presentazioni, non è affatto così: il tempo è il bene più prezioso, è l’unico dono propriamente nostro. Non se ne deve sprecare nemmeno un attimo, poiché non conosciamo quanto ancora a lungo potremo vivere.

Morte di Seneca – David
Cotidie mori dice Seneca: ogni giorno moriamo. Il passato, anche quello più immediato, è morto: e mentre Orazio con il suo carpe diem vedeva la morte davanti l’uomo, incerta e inconoscibile, Seneca la vede dietro ciascuno. Il tempo che l’uomo ha a disposizione va vissuto per arricchirsi interiormente, per acquisire saggezza, e mai si dovrebbe gettare in attività inutili e improduttive. Nella prima epistola a Lucilio Seneca espone magistralmente questa teoria:

Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l’unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire.

Ogni tanto bisognerebbe fermarsi: fermarsi e riflettere su come impieghiamo la nostra vita, il nostro tempo, e sapere discernere cosa è fruttuoso e cosa non lo è affatto. E non per un bene istantaneo o un piacere volubile (cosa che più si avvicina all’epicureismo), bensì per sconfiggere la paura più grande: il futuro. Seneca non fu certo un esempio di coerenza, ma i suoi scritti dovrebbero comunque insegnarci che il bene più grande sta a noi scoprirlo.

Giulia Bitto