La voce di Roberto Saviano fa rivivere il capolavoro di Primo Levi

È disponibile in libreria da pochissime settimane Roberto Saviano legge Primo Levi, l’audio-libro distribuito dalla Emons audiolibri. Lo scrittore campano, già noto al grande pubblico per l’indiscusso successo di vendite e di critica di Gomorra nel 2006 e di nuovo in libreria da aprile con Zero zero zero, presta la sua voce e fa rivivere il capolavoro di Primo Levi, Se questo è un uomo, romanzo testimonianza di genere autobiografico e documentario sull’esperienza della sua prigionia e dell’evacuazione dal campo di concentramento di Auschwitz, quando ormai l’Armata Rossa era alle porte. 

È interessante, tra le altre cose, anche la vicenda editoriale di questo testo letterario: la casa editrice Einaudi di Torino lo rifiutò per ben due volte, nel 1947 e nel 1952, quando peraltro operavano personalità di spicco quali Natalia Ginzburg e Cesare Pavese, che si oppose strenuamente alla pubblicazione. Il romanzo venne infatti pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Francesco De Silva, finché l’incredibile successo di pubblico non convinse l’Einaudi ad acquistarne i diritti nel 1958.
Saviano non nasconde il forte legame personale intessutosi negli anni con il testo di Levi: “È uno di quei libri da cui, una volta che ci entri dentro, non ne esci più. Non sei più uguale e non è semplicemente perché ti rende più giusto o migliore, ma perché ti cambia. Cambia il tuo modo di sentire, di vedere, ti costringe ad avere un’altra mente e un’altra sensibilità. È un cataclisma che non ha mai smesso di muovermi e attraversarmi“. Leggere una pagina di Levi è immergersi totalmente nell’universo umano già incontrato nel viaggio ultraterreno di Dante secoli fa, di un’umanità che aveva veramente raggiunto il suo punto infimo ma da cui, ostinatamente, cercava di risalire la china: “Un libro sull’uomo, le sue immonde azioni e le sue eroiche resistenze“. 

Allora, che cosa ci può davvero salvare di fronte alla crudeltà e alla brutalità dell’Olocausto? Esiste qualcosa che possa ancora redimere l’uomo? Resta la poesia, il suo suono, la sua bellezza, la parola e il suo significato. “Levi insegna ad avere fiducia nella parola e quindi ti insegna a difenderla, a starci dentro e sopportare. Come se la parola stessa alla fine di tutto, fosse la ricompensa naturale, la cosa di cui più ritenersi soddisfatti. L’unica ricompensa è la parola“.

In conclusione, riportiamo un passo del testo di Levi, che concentra per carica emozionale, icastica e semantica la grande forza della parola, strumento di cui troppo spesso abusiamo. Levi prigioniero cerca di spiegare ad un compagno straniero la grandezza e la bellezza della poesia di Dante commentando il canto di Ulisse:
<< … Ma misi me per l'alto mare
Di questo sì, di questo son sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché “misi me” non è “je me mis”, è molto più forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là della barriera, noi conosciamo bene questo impulso. L’alto mare aperto: Pikolo ha viaggiato per mare e sa cosa vuol dire, è quando l’orizzonte si chiude su se stesso, libero diritto e semplice, e non c’è ormai che odore di mare: dolci cose ferocemente lontane>>.

Lucia Piemontesi

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