Non si tratta di denigrare la casata, la notizia, l’evento in sè e per sè: la monarchia britannica è sempre e comunque un’istituzione importante a livello mondiale, e la nascita di un erede conferisce ancor più stabilità a una struttura che, seppur in vesti regali, è da sempre faro della storia europea, Ma ci sembra ingiusto che, in un mondo sempre più sbilanciato, afflitto da problemi di una gravità inaudita, in cui bambini non royal muoiono di fame ogni giorno, l’attenzione dei media sia concentrata, ormai da più di due settimane, su un parto come ce ne sono milioni; che si debba sapere ogni dettaglio, peso, nome, colore, forma, dimensione di un bambino che, appena nato, è già Principe di Cambridge; che la curiosità morbosa della borghesia da ombrellone costringa chi fa del giornalismo il suo mestiere a parlare di pannolini regali e non del nostro futuro.
Non vogliamo fare demagogia spicciola, da bar; nostro unico obbiettivo è far riflettere voi lettori, ammorbati da un torrente di notizie sul Royal Baby, l’unico neonato con più news che giorni di vita. Ci sembra che l’atteggiamento della folla, assiepata sotto la clinica in cui Kate ha partorito, sia un salto indietro della civiltà di 2-300 anni, pre Rivoluzione Francese: plebe in piazza, regnanti sul balcone, nasi all’insù a guardare un piccolo principe, odiato e invidiato ancor prima di aver preso coscienza di essere al mondo. E, lungi dal voler ghigliottinare il piccolo Royal Baby, non vogliamo un nuovo 1789 per spiegare alla gente che i problemi sono ben altri, sopratutto in una fase così critica.
Roberto Saglimbeni