Il buon progettista: Vitruvio docet

Nella seconda metà del I secolo a.C., quello che viene oggi riconosciuto come uno dei trattatisti più importanti della storia elencava le doti del “buon progettista”. 
Nel suo “De ArchitecturaVitruvio descriveva l’Architetto (dal greco ἄρχω “comando” e τέκτων “costruttore”, da cui “capo-costruttore”) come una figura che possedeva in sé svariate qualità strettamente connesse al prestigioso compito che doveva assolvere, garantendo che in ogni progetto fossero comprese contemporaneamente la firmitas (la comodità), l’utilitas (l’utilità) e la venustas (la bellezza). 

[…] “Et ut litteratus sit, peritus graphidos, eruditus geometria, historias complures noverit, philosophos diligenter audierit, musicam scierit, medicinae non sit ignarus, responsa iurisconsultorum noverit, astrologiam caelique rationes cognitas habeat.” […] [cfr. De architectura (liber I, cap I) – Vitruvio] 

L’Architetto doveva essere pratico nel disegno; conoscere la storia, la filosofia e la letteratura; conoscere la geometria e la matematica, perché è con le forme che lavora e perché senza il calcolo e la logica nessuna architettura si regge in piedi; doveva avere nozioni di musica e di fisica (ottica e acustica) per poter progettare i teatri; doveva conoscere la legge per costruire secondo le regole; studiare teologia, nel caso dovesse edificare templi; astronomia per quei luoghi di culto legati alla posizione delle stelle; studiare meteorologia per imparare a conoscere il microclima nei luoghi dei suoi progetti; non in ultimo, doveva conoscere l’anatomia umana, perché l’architettura nasce per l’uomo, per consentirgli di svolgere le sue attività muovendosi in uno spazio organizzato. 
Schema di Leonardo da Vinci delle proporzioni del corpo umano dagli studi del De Architectura di Vitruvio – 
©Richardzinho in www.flickr.com
Con la rivoluzione industriale e lo sviluppo tecnologico è andato definendosi il concetto di specializzazione. Come per gli altri campi professionali, anche per l’Architettura diventava sempre più difficile immaginare che una persona sola potesse essere in grado di occuparsi di tutto quello che occorreva per il concepimento e la messa in opera di un progetto; nasceva la necessità di demandare ad altri la risoluzione di alcuni problemi. 

La funzionalità si andava separando dall’estetica e all’Architetto si affiancava l’Ingegnere, coinvolto, prima di allora, solo nell’arte della guerra
Quest’ultimo, come ancora oggi accade, aveva il compito di sviluppare “numericamente” il disegno del primo e tradurre la bellezza architettonica in un “sistema di sforzi e deformazioni”. 
Il bisogno di più personalità nella gestione dell’Architettura era, quindi, dovuto alla modifica dei metodi di costruzione, all’aggiunta di nuovi materiali a quelli tradizionali, al miglioramento delle attrezzature di cantiere e all’utilizzo sempre più diffuso delle macchine edilizie. 

A questi fattori si univano, naturalmente, l’aumento della popolazione e quindi l’accrescimento delle città, che richiedevano infrastrutture e impianti sempre più estesi. 
Per il progetto di Architettura diventava indispensabile la Scienza delle Costruzioni e una particolare cura nell’insegnamento delle leggi della meccanica. Si diffondeva, allora, lo spirito scientifico e l’aspirazione degli architetti a verificare i limiti di impiego dei materiali, nonché la ricerca sperimentale di nuovi sistemi costruttivi.

Tutto ciò sembrerebbe andare contro la lezione di Vitruvio, che potrà anche essere “datata” ma, sebbene sia impossibile per un progettista avere nozioni su ogni argomento legato al progetto che ha in mente, di certo non si può pensare di separare l’idea formale dalla costruibilità dell’oggetto architettonico. 
Quando questo accade, infatti, ci si imbatte in progetti “belli” ma non realizzabili senza dover apporre modifiche, oppure in altri indiscutibili sotto il profilo statico ma dall’aspetto deludente e per nulla accattivante. Il progettista di oggi dovrebbe sentire il bisogno di sapere tutto ciò che serve per affrontare e realizzare le proprie idee. Dovrebbe cercare, come l’architetto di Vitruvio, di conoscere lo spazio, le geometrie, i fruitori del luogo da progettare e le attività da dovervi svolgere, perché, probabilmente, è solo in questo modo che potrà creare l’Architettura “adatta”. 

Sarebbe il caso, forse, di annullare lo scontro “Architetto vs Ingegnere”, collaborando per dar vita a una figura in possesso dell’audacia dell’Ingegnere, della fantasia dell’Architetto e delle intuizioni dell’Artista. Ideatori atipici che ritraggono questa figura e da cui prendere esempio sono Filippo Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Pier Luigi Nervi e Santiago Calatrava, dei quali non mancherà una trattazione su questo giornale.
Studi di Leonardo da Vinci sull’argano a tre velocità di Brunelleschi in www.wikimedia.org
Leonardo da Vinci urbanista, Pianta di Imola in www.wikipedia.org
Studi sulla cupola di Santa Maria del Fiore di Filippo Brunelleschi in www.webalice.it
Filippo Brunelleschi’s Santa Maria del Fiore, Firenze (Italy) – in www.zloris.blogspot.com
Cupola con nervature incrociate per la copertura del Palazzetto dello Sport di Roma, Pierluigi Nervi in www.costruirecorrettamente.org
Calatrava Bridge, Bilbao (Spain) – ©Nikon Joker in www.wallconvert.com

Fonti:

L. Benevolo, Storia dell’architettura moderna – Ed. Laterza, 2010

http://www.hs-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lsante01/Vitruvius/vit_ar00.html