Canale di Sicilia, nuova tragedia: 34 migranti morti, 10 bambini

“Le banalità del male”. Non trovo nulla di più efficace che questo, un termine preso a prestito da Hannah Arendt (e dall’orrore nazista) per definire l’ennesima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia, a 70 miglia dalle coste maltesi. L’ennesimo barcone partito da chissà dove, in condizioni inumane, alla ricerca di speranza, di un mondo migliore, di qualcosa per cui valesse la pena vivere. Italia, Francia, Germania: chissà dove volevano arrivare queste anime dannate del XXI secolo, sempre in viaggio, in movimento, senza sosta, spinte solo dalla voglia di ricominciare. 
Ma tutto questo non ha più un senso per 34 degli oltre 250 migranti che hanno fatto naufragio nelle scorse ore. E fa rabbia che la maggior parte di coloro che non ce l’hanno fatta siano bambini, vittime incolpevoli e inconsapevoli delle scelte altrui. Per i circa 220 sopravvissuti l’Italia e Malta hanno studiato un piano congiunto: 143 di essi stanno giungendo ora a Lampedusa, nonostante il centro d’accoglienza e l’ospedale siano al collasso. É l’Europa a dover fornire soluzioni, ma sembra che i migranti siano un problema solo a queste latitudini. C’é chi ci ha impostato l’economia (la Germania coi turchi), chi ci ha vinto un Mondiale (ricordate la Francia dell’algerino Zidane, di Thuram, Desailly, Vieira?) ma i migranti sono solo un problema nostro, numeri di vivi e di morti nel Canale di Sicilia. 
Lo ha, indirettamente, ribadito il commissario UE per gli affari interni, Cecilia Maelstrom, auspicando un potenziamento di Frontex, il sistema di protezione delle frontiere europee. Tradotto dal politichese, risolvere un problema epocale con un sistema che non solo si é rivelato inefficace, ma é stato anche assente nel Mediterraneo, costringendo la nostra Marina Militare a un lavoro inumano per salvare delle vite. 
Di fronte all’inettitudine delle istituzioni europee fa addirittura ridere la minaccia del premier maltese Muscat, che dichiara: “Non mi alzerò dal tavolo se non troveremo una soluzione”. Perché é vero, come dice Alfano, che più che di emergenza si tratta di un tempo della storia che implica migrazioni e movimenti, ma senza la volontà di trovare soluzioni ai problemi volare ogni giorno a Bruxelles servirà davvero a poco. 
Roberto Saglimbeni