Salvini attacca l’euro:"Crimine contro l’umanità"

Gravi parole di Matteo Salvini al congresso federale straordinario della Lega, nel quale l’attuale segretario, che alle primarie del Carroccio con oltre l’82% delle preferenze aveva battuto Bossi, è stato confermato nel suo ruolo. “Stiamo assistendo a un attacco mediatico senza precedenti contro la Lega da parte dei giornalisti italiani e romani. Dal prossimo congresso sarà ammesso in sala stampa solo chi mostra obiettività” – sostiene Salvini – “perché noi non ci arrendiamo fino all’indipendenza, la Padania è pronta a mobilitarsi con migliaia di sezioni pronte alla lotta. Chi attacca il Nord e arresta i nostri sindaci deve iniziare a tremare”.
Sull’euro Salvini non risparmia critiche:”Non lo accettiamo, è un crimine contro l’umanità. Dobbiamo far saltare l’euro e poi potremo riprendere la nostra lotta per l’indipendenza. La Lega ha salvato questo stato ladro dal tracollo” – dice il segretario – “e fanno pure le indagini sui rimborsi facili. Non dobbiamo giustificarci di nulla, con la Lega si risparmia.” – sostiene rivolgendosi a Cota, al centro di un’inchiesta della Procura di Torino -. “Gli altri Stati, uscendo dall’euro, recupereranno la sovranità nazionale ma a noi l’Italia non interessa, vogliamo la Padania libera e sovrana” -conclude un invasato Salvini. Parole di rara gravità che non mancheranno di scatenare polemiche nelle prossime ore. 
Roberto Saglimbeni

L’Ucraina, il gatto e la volpe – Risposta a La Repubblica

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di un nostro collaboratore esterno, Alfredo Crupi, in risposta all’articolo di La Repubblica Online che trovate al seguente link.

La Repubblica online posta oggi un articolo sull’Ucraina scossa dalle manifestazioni dei dimostranti favorevoli a chiudere l’accordo con l’Ue che il loro governo aveva invece ritenuto insoddisfacente. 
Il titolo lancia l’allarme: “Ucraina, polizia sfonda le barricate dei manifestanti europeisti”. 
Il sottotitolo rincara la dose: Attacco di oltre mille agenti nei confronti delle 10 mila persone che occupano piazza Indipendenza a Kiev. L’Unione Europea: “No a violenza contro chi manifesta pacificamente”. Indetta per oggi una manifestazione: prevista la partecipazione di “milioni di cittadini”. Gli Usa: “Disgusto per l’azione delle forze dell’ordine” 
L’orientamento di questo giornale è da sempre manifestamente filo-occidentale e anti-Russo. Ci tiene alla democrazia, il quotidiano di Scalfari.
E dal titolo e dal sottotitolo i nostri bravi giornalisti fanno trapelare tutto il loro sdegno contro questa intollerabile repressione, facendo propri e diffondendo al mondo i duri moniti degli Usa e dell’Ue (che è parte in causa, e dovrebbe tacere, quanto meno per un sospetto conflitto d’interessi…)
Però a leggere l’articolo si possono notare alcune cosette interessanti, che dovrebbero risvegliare la nostra attenzione e il nostro senso critico. A maggior ragione in quanto emergono da un articolo pubblicato su un giornale chiaramente a favore dei dimostranti.
Vediamone alcune, cogliendo fior da fiore:
“Tra i manifestanti ci sono persone armate di mazze e bastoni. In viale Khreshatik dei manifestanti appartenenti a un gruppo paramilitare hanno a loro volta accusato quattro giovani armati di spranghe e bastoni di essere dei “provocatori” e sono venuti alle mani con loro, poi uno dei paramilitari ha afferrato uno dei quattro per il bavero della giacca e lo ha minacciato con una pistola”.
“I poliziotti finora si sono fatti largo più a colpi di scudo che di manganello, ma alcuni scontri si sono verificati quando gli agenti hanno tentato di arrestare dei manifestanti”.
“Nella notte tra lunedì e martedì, la polizia aveva sgomberato i manifestanti che presidiavano barricate nel vicino quartiere governativo, interrompendo il passaggio ai rappresentanti del governo e allo stesso presidente”. 
 “Il presidente ucraino ha denunciato “gli inviti alla rivoluzione”, che “minacciano la sicurezza nazionale”. In un gesto distensivo verso l’opposizione, invece, ha annunciato che avrebbe chiesto il rilascio dei manifestanti arrestati dopo gli scontri con la polizia durante una manifestazione di massa il 1 ° dicembre”.
“Ha anche detto che una delegazione si recherà oggi a Bruxelles per proseguire le trattative per un accordo con l’UE. Dal canto suo, l’Unione Europa ha chiesto al governo ucraino di evitare ogni azione violenta nei confronti dei dimostranti”. 
“nella notte, in una nota diffusa alla stampa, la Ashton ha denunciato con forza l’azione “non necessaria” della polizia”. 
“Anche il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha espresso il suo sdegno per l’azione repressiva in corso da parte del governo ucraino. “Gli Stati Uniti sono disgustati per l’uso della forza contro manifestanti pacifici – ha detto Kerry – Siamo con il popolo ucraino, siamo per il diritto a manifestare liberamente e pacificamente. Il governo di Kiev non ha il diritto di mandare contro manifestanti pacifici le forze di polizia in assetto da guerra, non ha il diritto di attentare così alle libertà democratiche e alla sicurezza dei cittadini. La vita umana deve essere rispettata. Il governo ucraino si porta tutta la responsabilità della sicurezza del suo popolo”.  Washington “esprime il suo disgusto per la decisione delle autorità ucraine di rispondere alla manifestazione pacifica in piazza Maidan a Kiev con polizia antisommossa, ruspe e manganelli, piuttosto che con il rispetto per diritti democratici e la dignità umana”, ha detto Kerry. “Questa risposta non è né accettabile né un bene per la democrazia”, ha aggiunto il segretario di Stato”.
Riassumiamo: manifestanti armati di mazze e bastoni, con al proprio interno gruppi paramilitari in divisa armati di pistole, occupano le sedi del municipio, impediscono il passaggio del Presidente e del governo, paralizzano le città e minacciano la rivoluzione.
In risposta il presidente cerca una soluzione negoziata, si adopera per far liberare i fermati, la polizia si fa largo con gli scudi senza nemmeno usare i manganelli. 
Gli USA e l’Europa esprimono disgusto per la violenza poliziesca…
Ma questi gentili signori dov’erano quando la polizia turca massacrava anche con armi chimiche manifestanti davvero pacifici e disarmati? Dove quando i ragazzi palestinesi venivano trucidati in massa con Israele che cannoneggiava le scuole con la bandiera dell’Onu esposta? E cosa farebbe in condizioni analoghe la nostra polizia? Quale violenta attività repressiva ha già più volte messo in campo, cosa è successo alla Diaz e in cento altre simili situazioni? E qualcuno ha visto la “delicatezza” con cui negli Usa sono stati sgombrati gli aderenti a “Occupy Wall Street…”? 
Cosa farebbe la polizia italiana se a fronte di una scelta di politica economica commerciale del nostro governo scendessimo in piazza con caschi, mazze  e bastoni, ostentando la presenza di gruppi in divisa con armi da fuoco, assaltassimo i municipi e le sedi di partiti e sindacati, bloccassimo l’accesso al parlamento e alla sede del governo, impedissimo al presidente di raggiungere le sedi istituzionali?
E queste manifestazioni perché? Perché il governo Ucraino non ci ha visto chiaro nelle proposte di accordo che l’UE ha offerto, le ha ritenute meno convenienti di quelle che proponeva la Russia…Non conosco i termini della questione, ma questi manifestanti lo sanno quale crisi sta attraversando l’Europa? Hanno visto oppure no cosa è successo alla Grecia per avere osservato le indicazioni della Troika? Sono al corrente che in molti paesi europei è sempre più forte la tentazione di uscire quanto meno dall’unione monetaria?
I manifestanti erano circa diecimila, nei giorni scorsi sono arrivati ad essere circa centomila, tanti, ma molti meno di quanti abitualmente ne scendono in piazza in Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Italia, senza riuscire a farsi ascoltare…
E tranquilli, anche in Ucraina c’è la democrazia con libere elezioni, e la Timoschenko è in carcere non perché perseguitata ma perché negli altri paesi del mondo, a differenza dell’Italia, i politici ladri e corrotti che si arricchiscono truffando, li arrestano e li processano. 
Non sto sostenendo che siccome i nostri governanti sono sordi e la nostra (e altrui) polizia talvolta violenta, allora dobbiamo giustificare anche la sordità e la violenza nelle altri parti del mondo, voglio solo riflettere sull’indignazione che mi provoca il disgusto a comando dei governi di Usa e Ue, che utilizzano indebitamente la “piazza” dei dimostranti per imporre gli accordi commerciali a essi favorevoli.
Un’ultima domanda. I gruppi paramilitari non s’improvvisano: chi li arma, chi li protegge, chi li addestra?  
Insomma, i cittadini ucraini devono essere liberi di decidere il proprio destino, ma consiglio loro di diffidare dagli amici interessati, suggerisco la lettura del capolavoro di Collodi nella parte in cui si narra degli Usa e dell’Ue, scusate, del gatto e la volpe…. 

Alfredo Crupi

Torino – Servizio Fotografico sulla Manifestazione dei Forconi del 09/12/2013

Eccovi una carrellata di immagini della manifestazione dei forconi a Torino del 9 Dicembre 2013. Le foto si commentano da sole ma se voleste approfondire vi rimando a questi articoli:
Le foto che state per vedere sono state gentilmente offerte da Mirko Isaia: se voleste vedere per intero i suoi lavori potete trovarli sul suo profilo flickr.

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Movimento dei Forconi: lo sciopero parte stasera – In sicilia volantini intimidatori "Se lavori ti ammazziamo di botte"

Tornano i “Forconi” e, con loro, la paura di una deriva fascista e antidemocratica del dissenso sociale.
Il movimento, guidato da Mariano Ferro, che già lo scorso anno aveva paralizzato la Sicilia per cinque giorni ora è pronto a tornare alla ribalta con uno sciopero di altri 5 giorni per “cacciare un governo illegittimo e dire no all’Europa delle banche”.
Dalle 22 di stasera presidi e blocchi autostradali, ferroviari e portuali congestioneranno il paese da nord a sud fino a venerdì 13.
A Catania e a Torino in vista dei presidi sono già stati presi d’assalto i distributori di benzina e i supermercati e per i giorni a seguire si prevedono grandi disagi alla circolazione.
Enormi i danni che potrebbero subire tutti i comparti produttivi (di diversi milioni di euro come nel 2012), proprio a ridosso delle festività natalizie, ma preoccupa di più la questione ordine pubblico.
La protesta infatti dovrebbe convergere sulla Capitale con l’obbiettivo di presidiare anche le sedi dei partiti, dei sindacati e di Confindustria.
Il Ministero degli interni infatti ha già allertato le prefetture affinché vengano adottate le giuste misure per “tutelare il diritto costituzionale di movimento e di circolazione e a procedere con gli sgomberi ”.
«Vogliono vietarci tutto» – ha commentato Ferro – «ma noi non possiamo adeguarci, siamo disposti a farci arrestare».
Alla mobilitazione prenderanno parte anche gruppi sciolti di commercianti, agricoltori e piccoli imprenditori intenzionati, si dicono, a “proseguire lo sciopero ad oltranza fino a quando non li avremo mandati tutti a casa”.
Prendono le distanze invece le maggiori sigle sindacali di categoria. «Non è uno sciopero dell’autotrasporto” – ha dichiarato Paolo Uggè, presidente di Unatras – “ma una manifestazione politica che mira alla protesta fine a se stessa».
Dietro i Forconi “libro e moschetto”?
Ma ad allertare le autorità sono le infiltrazioni dei gruppi di estrema destra di Casapound e Forza Nuova, che sul web hanno già espresso il loro sostegno alla manifestazione dei Forconi, e di qualche frangia del tifo organizzato catanese e bergamasco.
In Sicilia invece stamattina, all’ingresso di un consorzio di autotrasportatori aderenti alla Fita-Cna di Campobello di Licata in provincia di Agrigento, sono comparsi dei cartelli intimidatori e inneggianti alla mafia che intimavano ai camionisti di astenersi dal servizio nel giorno dello sciopero o “vi pesteremo a sangue” – si legge nel documento – “fino a farvi morire”.
Mentre a Torino nelle prime ore della giornata sono scattati i picchetti davanti ai centri commerciali per costringere i commercianti a chiudere.
Una protesta contro una “classe politica ladra e corrotta” che comincia sotto l’ombra di un nuovo fascismo e un’azione politica a “somma zero” (o con noi o contro di noi) che non può trovare legittimazione alcuna, neanche nella disperazione dei lavoratori sulla quale troppo spesso fa leva certa retorica “rivoluzionaria”.
Antonio Saggese

Vi consigliamo di dare un’occhiata al Servizio Fotografico sulla Manifestazione del 09/12/2013

Berlusconi non si arrende: “È un golpe”. Ma che nessuno sottovaluti il Cavaliere

Silvio Berlusconi contro tutti. A due giorni dal voto in aula sulla sua decadenza da senatore, il Cavaliere non si arrende e rilancia: “È un golpe. Abbiamo sette nuovi testimoni e documenti: chiederemo la revisione del processo”.

Oggi Berlusconi torna alla carica, chiedendo anche ai senatori “rispetto reciproco” e “responsabilità” riguardo alla prossima votazione. “Epifani dovrà vergognarsi finché campa di aver commesso un atto indegno, visto che la decadenza si basa su una sentenza che non sta né in cielo né in terra, grida vendetta davanti a Dio e agli uomini”, ha dichiarato oggi il leader di FI.

Anche ieri il Cavaliere aveva parlato alla stampa, affermando che l’affidamento ai servizi sociali nient’altro sarebbe che un modo per “ledere la sua dignità”, e chiedendo al contempo l’intercessione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Intercessione sfumata – così come sfumata era l’ipotesi della grazia – dopo che lo stesso Napolitano aveva affermato che non c’erano gli estremi per un suo intervento. 

Come un animale ferito, Berlusconi ruggisce ancora. Ed è ancora pericoloso: il sostegno popolare non gli manca, così come una folta schiera di parlamentari pronti ad immolarsi per lui. Troppe volte avevamo dato il Cavaliere per spacciato, salvo poi vederlo ritornare più forte e legittimato di prima, appena scalfito nella sua popolarità ed “integrità morale” (almeno presso i suoi elettori). 
Ma stavolta sarebbe veramente troppo. Se il Parlamento salverà Berlusconi durante la votazione di mercoledì, porrà una pietra tombale sulla credibilità della politica italiana, spalancando le porte ad un’ondata di populismo e di panico economico. Salvare Berlusconi adesso sancirebbe il definitivo distacco tra i palazzi del potere ed il mondo reale, e darebbe ragione a quanti da tempo sostengono la connivenza della Sinistra con i potenti della Destra. Lascerebbe al nostro Paese due fazioni politiche delegittimate, due partiti-fantasma che non sarebbero in grado di rappresentare chicchessia in Parlamento.

Davanti a noi c’è un bivio. Spetta ai partiti scegliere quale strada imboccare.


Giovanni Zagarella

Metodo Stamina, Roma nel caos. Proseguono i presidi, il ministro rifiuta l’incontro

Definire la giornata di oggi “folle” non renderebbe l’idea di quanto oggi, a Roma, si sia consumata l’ennesima pagina inaccettabile della politica nel nostro paese. E, a farne le spese, sono, come al solito, le fasce più deboli e indifese della popolazione, quelle cui i signori dei palazzi non hanno il tempo (e neanche la voglia, come avrete modo di leggere) di ricevere e ascoltare. Stiamo parlando del comitato pro Stamina, composto da malati che chiedono di potersi curare col rivoluzionario metodo inventato dal dott. Davide Vannoni sul quale il Ministero della Salute, per bocca del suo comitato scientifico, ha espresso parere negativo. Ma, attenzione, non siamo qui a fare una valutazione sul metodo (tra l’altro ancora non reso pubblico) ma dimostrare, con ciò che leggerete, di come la politica riesca a fare dei clamorosi autogol di cui la gente è sempre più stanca e che rischiano di generare proteste e disordini, come accaduto oggi nella Capitale. 
Ma andiamo con ordine: è circa mezzogiorno quando 200 persone del comitato Pro Stamina stabiliscono un presidio tra Montecitorio e Palazzo Chigi. Tra loro molti sono i malati, molti i parenti, quasi tutti indossano T-Shirt con scritte polemiche e tragiche:”Non ho più voglia di morire” piuttosto che “Lo Stato ci uccide”. Il traffico è nel caos, il centro brulica di voci e nervosismo. Alcuni tra i manifestanti invitano gli automobilisti a scendere per unirsi alla protesta:”Curarsi è un diritto di tutti!” urlano, “State paralizzando una città!” la risposta di molti. Altri due presidi, a Largo Argentina e a Piazza Venezia, aggravano una situazione già insostenibile, deve intervenire la polizia a sedare gli animi. Ma, intanto, nel presidio più caldo, quello di Montecitorio, accade un fatto clamoroso: due malati, i fratelli Bivano, decidono di passare alla storia dissanguandosi sulle foto di Napolitano, Letta, Lorenzin e altri esponenti del governo. “Sono loro a ucciderci, con la loro indifferenza. Chiediamo solo di poterci curare”. L’eco delle grida arriva fino al ministero, alle 13:30 viene diramato un comunicato: “Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha inviato a Palazzo Chigi, dove stanno per essere ricevuti i i manifestanti che chiedono cure attraverso il metodo ‘Stamina’, il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Luca Pani, il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa e il direttore generale dei dispositivi medici del ministero della Salute Marcella Marletta”.
Sembra fatta per i malati: finalmente un incontro con le istituzioni competenti, da sempre troppo distanti dai loro problemi. Sembra, ma è solo un’illusione. Con un vergognoso voltafaccia il Ministero si rifiuta di incontrare una delegazione del comitato, pare per screzi dovuti alla presenza o meno di Vannoni, inventore del metodo, tra i 5-6 scelti per l’atteso confronto. Riesplode il caos, i manifestanti urlano, gridano, tentano l’assalto a Montecitorio, cinto da un cordone di forze dell’ordine. I Pro Stamina aumentano di numero e, verso le 17, è il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, a farsi carico di incontrare i delegati, Vannoni compreso, per discutere con loro e portarne le istanze al governo. Di certo, dopo oggi, i malati hanno dimostrato di fare sul serio.
Ma, visti gli episodi di oggi, non è da escludere che nei prossimi giorni la protesta possa riesplodere. E noi, lontani da Roma e dai rumori della piazza, vogliamo porvi (e porre a entrambe le parti in causa) alcune domande:
1) Perché Vannoni, osannato dai sostenitori, non rende pubblici i protocolli del suo metodo, in modo che la comunità scientifica internazionale possa valutarli?
2) Con quali criteri il Comitato Ministeriale ha valutato il Metodo Stamina?
3) Vi sono prove pro o contro il Metodo Stamina per quanto riguarda i miglioramenti evidenziati in alcuni malati all’Ospedale di Brescia?
4) Perché il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si rifiuta di confrontarsi con dei cittadini che hanno bisogno di lei?

Dubbi, misteri, domande che attendono i vostri commenti e le risposte degli interessati. Una storia che, di certo, ha un unico sconfitto: il partito dei malati.

Roberto Saglimbeni

Alfano si smarca da Forza Italia: ‘Non aderiremo’. Pronto il nuovo gruppo

E alla fine Angelino fece il gran rifiuto. E non “per viltade”, come il Celestino V di dantesca memoria, ma per la voglia, finalmente manifesta, di liberarsi dell’ingombrante e decadente presenza di Silvio Berlusconi. Senza timore di essere smentiti dalla storia, possiamo di certo affermare che ques’oggi, con l’annunciata composizione di un nuovo gruppo di centrodestra, l’epopea del berlusconismo si è avviata verso la rapida conclusione di un declino lungo ormai 5 anni. Forza Italia, PDL, poi di nuovo Forza Italia, nomi vecchi e nuovi per esprimere lo stesso concetto, la fiducia cieca in un leader che presto non sarà più senatore. E, al di là delle frasi di facciata (“Siamo e saremo sempre amici di Berlusconi”), il “tradimento” di Alfano assume contorni ben più gravi di quello, ormai storico, di Gianfranco Fini. Il delfino infatti, stanco di attese e gaffe, ha deciso di lasciare la nave che affonda: intorno al Cavaliere, ora, solo un esercito di teatranti che annuiscono.

La giornata si preannunciava tesa: lo scontro tra falchi e colombe era ormai inevitabile. L’ultimo tentativo di mediazione è saltato verso le 6. I lealisti hanno accusato gli “alfaniani” di voler vendere, con l’attesa e il silenzio, la pelle di Berlusconi al governo in cambio della stabilità: due ore dopo la scelta di formare un gruppo diverso, denominato provvisoriamente “Nuovo Centrodestra”. Formigoni azzarda i numeri:”Siamo 37 alla Camera e 23 al Senato, non c’è stata scissione perché il partito non c’è più”. Di certo Alfano, che può contare su Schifani e Lupi, conta di ingrossare le sue fila nei prossimi giorni, magari dopo il Congresso Nazionale di domani. Perché, a sentire i rumors, sarebbero molti i dubbiosi sulle scelte politiche dettate dal gruppo “fittiano” che ha preso il sopravvento nel partito. Si registra intanto la dura reazione di Bossi, che condanna Alfano come “10 volte traditore!”. Il ministro dell’Interno contrattacca:”Noi sempre rispettosi verso Berlusconi, ma non ci stiamo a un ritorno a Forza Italia”. Se sia il primo passo per una riforma della destra o per la formazione di un nuovo, grande centro si saprà nei prossimi giorni, a partire dalle reazioni del PD lettino alla vicenda, che segna uno spartiacque nelle vicende del paese.

Gli studenti si mobilitano: domani la manifestazione nazionale

Contro la legge di stabilità, contro i silenzi della politica, contro un sistema che penalizza il valore (fondamentale) dell’istruzione pubblica. Hanno annunciato la mobilitazione per domani, 15 Novembre, gli studenti di ogni ordine e grado, che scenderanno in piazza per contestare un governo che, finora, non ha saputo dare risposte. Si prevede un’adesione ampia, considerando che quasi tutte le associazioni di “categoria” hanno sposato l’idea della protesta, sopratutto al Sud Italia, dove è sempre più vasto il fronte d’opinione per evitare la perdita di risorse, prestigio e personale degli Atenei locali. “Negli ultimi anni la forbice qualitativa tra strutture del Nord e strutture del Sud si sta allargando in modo esponenziale” ci dice Simone Coletta, studente dell’Università di Messina, “Quella che prima era una scelta libera ora sta diventando, per molte facoltà, una costrizione ad andarsene dalla propria città, nonostante il livello medio dei docenti sia, in molti casi, pari o superiore a quelli del Nord”. 
“La manovra non risolve nulla”. Con queste dure parole l’Unione Degli Universitari (UDU) condanna la legge di stabilità. “I 150 milioni in più di finanziamenti corrispondono a meno del 50% di quanto tagliato dall’ex ministro profumo lo scorso anno, in un periodo in cui, nonostante la crisi, tutti gli altri paesi europei investono in modo deciso sull’istruzione pubblica”. Dello stesso avviso gli studenti di Campobasso e Caserta:”Tagliare sull’istruzione pubblica significa distruggere quegli ascensori sociali che sono le università”. Che sia il fuoco di paglia di novembre, come sostengono i detrattori, o una protesta animata da veri valori, come proclamano i promotori, di certo vi è da registrare come il vento del dissenso stia soffiando sugli studenti di tutta Italia e non solo. A Bologna molti licei sono già sottoposti al regime di occupazione, in Austria, Germania e Svizzera sono annunciate manifestazioni per la settimana prossima e in Bulgaria, ormai da più di 20 giorni, gli studenti occupano le principali università del paese chiedendo le dimissioni dell’esecutivo. 

Uccise la moglie nel 1990, salvato dalla prescrizione

Una sentenza che farà discutere quella del tribunale di Pescara, che ha “salvato” dal carcere Giulio Morrone. L’uomo, marito di Teresa Bottega, scomparsa nel 1990, era stato formalmente incriminato dopo che la sua confessione a un parroco, nella quale testimoniava di aver ucciso la moglie, era stata rivelata dal curato a un terzo che poi l’avrebbe inoltrata agli investigatori, portando così alla riapertura di un vero e proprio “cold case”. Oggi, tuttavia, la sentenza lo libera dalla giusta punizione detentiva in quanto il giudice, non riconoscendo l’aggravante dei futili motivi, ha fatto sì che il reato, incredibile a udirsi, cadesse in prescrizione, nonostante il PM avesse chiesto per Morrone 16 anni.
La confessione di Morrone, resa ai PM, è di una crudezza sconcertante:”Avevamo litigato per l’ennesima volta, le ho stretto le mani intorno al collo e ha smesso di respirare. L’ho lasciata lì, ho accompagnato il bambino a scuola e poi sono tornato a riprenderla. Ho messo il corpo in un cesto, l’ho caricato nel bagagliaio, ho guidato a lungo e a un certo punto mi sono fermato a Bombeno, non so perchè, non ricordo molto ma il cartello sì. Poi ho buttato il cesto in un canale o in un torrente e me ne sono andato”. Tutto questo, tuttavia, non è bastato per evitare l’ennesima barbarie della giustizia nostrana, che è riuscita ad evitare il carcere a un uomo che in modo efferato ha posto fine alla vita della moglie, fingendo poi che la stessa fosse fuggita all’estero o chissà dove con un altro uomo. Le indagini, ora, si concentrano sulla ricerca del corpo: purtroppo il colpevole resterà sostanzialmente impunito.

La riforma cancella la Storia dell’Arte, rivolta nelle scuole

Il paese di Raffaello, Leonardo, Giotto, Michelangelo, del romanico, del gotico, dell’arte greca, romana, araba, bizantina, degli Uffizi e dei Musei Vaticani e di altri milioni di opere ha deciso di chiudere bottega: dall’anno prossimo, in Italia, l’insegnamento di Storia dell’Arte scomparirà. Ultimo effetto della contestata riforma Gelmini, la cancellazione di un insegnamento di tale portata in modo indiscriminato rischiava di avvenire nel silenzio, se non fosse stato per una campagna dei docenti che, a mezzo web, stanno cercando di promuovere la loro causa. Perché Storia dell’Arte, laddove fatta con criterio, è una di quelle materie dalle quali un corso di studio non può prescindere: come si può rinunciare a due ore settimanali di educazione al bello, all’estetica, alla conoscenza sistematica del nostro patrimonio artistico-culturale? Come si può uscire dalle secche della crisi se non educando le nuove leve al gusto, all’apprezzare l’Arte al di là delle grette logiche economiche?

Ma per un ministero sempre più miope alle esigenze della società civile Storia dell’Arte è diventata una materia superflua, un numero, una somma da tagliare al monte spese. Come sorprendersi? Non abbiamo forse tagliato sulla cultura, sulla sanità, sul lavoro? Cosa sarà mai se dalle superiori usciranno menti settorializzate, capaci di “fare la O” solo col loro, piccolo, bicchiere di competenza, incapaci di infilare due parole di fila sulle differenze tra Rinascimento e Romanticismo, tra Caravaggio e Boccioni? 
Me li vedo, tra qualche anno, la generazione dei post-Storia dell’Arte, a vagare per i Musei con le audio-guide e la faccia da ebeti. E non sarà manco colpa loro, ma di una politica idiota che continua a marciare sui nostri cervelli: continuiamo a indottrinarci con lo spread, con la borsa, con la crisi e non cerchiamo soluzioni, non abbiamo né idee né memoria; portiamo ora, con la fine della Storia dell’Arte nelle scuole, dritto nella tomba della depressione, l’ultimo barlume di senso estetico che ci resta nel profondo delle coscienze italiche (ma, se cancelliamo l’arte, ancora per quanto potremo chiamarci così?) 
Roberto Saglimbeni