Hurricane Mixtape – Recensione disco

Questa è la storia di Hurricane, questa è la storia di un uomo che stoico e imperturbabile sa di essere nel giusto, resistendo sul ring di un incontro chiamato “vita” a colpi bassi e montanti allo stomaco, senza una smorfia di dolore, senza mai cedere un passo. E mai ci sarà gloria più grande di quella dei giusti, poiché fanno della loro coerenza un ponte verso la verità. Solo (o quasi) contro tutti, scalpitante in questa gabbia di matti chiamata “Rap italiano”, Mezzosangue è tornato più potente che mai, attorniato da quelli che lui reputa i più meritevoli rapper della scena underground. Una carica di cavalleria, un placcaggio sulla mediana, una palla di cannone. Il rap del romano non dà scampo e si abbatte sulle orecchie senza esitazioni, aprendosi la via verso le porte della mente, parlando direttamente alla nostra coscienza. 
La nostra analisi di Hurricane Mixtape parte dal fondo, dall’ultima traccia: “Soliloquio”. L’ultima opera di Mezzosangue va oltre la classica analisi socio-civile del nostro tempo, andando a ricercare i motivi che hanno condotto l’uomo moderno (come singolo) verso un baratro che sembra inesorabile e che si riflette sulla collettività, puntando la lente di ingrandimento non sul plurale ma sul particolare. Le debolezze, le paure, le contraddizioni di ognuno di noi diventano una preghiera verso il nulla (un soliloquio), alla ricerca disperata di un pezzettino di Io ancora in vita, mentre pochi coraggiosi si oppongono ad un fuggi fuggi generale e generalizzato (fuggono gli amici, le donne amate, i padri e perfino Dio) dalle responsabilità e dagli affetti. 
Frasco, fottuto amico mio, manco hai detto addio, 
sei scomparso come ha fatto Dio
come il padre che m’ha messo al mondo, bastardo 
dove caz*o stavi quando il buco in pancia si faceva largo?

Hurricane Mixtape è il grido disperato di una generazione di uomini ed artisti. I rapper radunati da Mezzosangue, quasi tutti giovani ed emergenti, mettono in mostra la loro rabbia multiforme: rabbia verso la società, verso i propri padri, verso i loro stessi coetanei. Quel che colpisce di questo gruppo di giovani è la profonda disillusione che sembra averli già svuotati e conquistati, lasciando loro soltanto la possibilità di esprimere il loro sdegno attraverso la loro arte: il rap

“Vi siete bevuti tutto / Ogni sogno per la mia generazione è stato distrutto!” grida 16 barre nel ritornello dell’aggressiva “R.I.Peaces”. Gli fa eco il Nibbio, in “Tra i dimenticati”, dove è quella stessa generazione perduta ad appellarsi come tale (“Siamo la gente da evitare / Il cancro di un sistema cresciuto nel malaffare”), ripetendo così il mantra dei vecchi che parlano di generazione bruciata, perduta, priva dei vecchi valori. 
È proprio il contrasto coi padri uno dei fili conduttori del mixtape, esplorato anche da Remmy nell’intensissima “Annegare”, che in mezzo a tanto richiami poetici e ad una base quasi intima sussurra: “E vorrei tanto sentirmi appagato / Ma sono come Adamo, ripudiato e cacciato da ciò che mi ha creato”. E la generazione bruciata ripudia anche il sistema in cui vive, creato dai propri vecchi a loro immagine e basato sul compromesso morale. “L’abuso è semplice, lo trovi in ogni angolo, è un accordo tacito col mondo e col suo sporco abito”, accusa MarkSwan in “Il contante”. 
La colpa, tuttavia, non è solo di chi ci ha preceduto. In “Degeneration”, tra atmosfere cupe e oniriche Desto lancia un attacco feroce alla sua generazione, “messa da una parte in castigo” dai grandi, reputata dal rapper incapace di reagire e stordita dalle droghe: “La mia generazione si è persa, non pensa / Butta soldi in porri, è sconnessa”. 
In mezzo a tutto questo resta solo l’arte. Un’arte tormentata, che arriva sotto forma di un dono non voluto dall’artista. “Volevo essere uno forte, una mente semplice, normale / Ma le idee sono contorte, mi fanno sempre stare male” denunciano gli eccezionali Sottotorchio ne “L’anello debole”, facendo riferimento allo stesso concetto del “rappare per necessità” già introdotto da Mezzosangue nel suo Musica Cicatrene. “Raccontarti la mia storia a me non cambia niente”, dice WhiteBoy in “La essenza”, constatando tuttavia che “un micro” è l’unica cosa che gli permette di “salvarmi e star lontano da sta feccia”
Fuori contesto appaiono le tracce di Primo e Lucci, i due “big” in mezzo a tanti giovani. Nei loro testi non si avverte quell’intensa disperazione di chi non ce l’ha ancora fatta, che accomuna invece gli altri artisti coinvolti nel progetto. 
La generazione perduta, pur denunciando le storture del mondo in cui vive, sembra rassegnata all’impossibilità di cambiarlo. In questo senso manca quel dinamismo, quella certezza di cambiamento della generazione sessantottina animata dalla musica di Bob Dylan. Al suo posto c’è solo consapevolezza e una gran rabbia.

Dal punto di vista tecnico/stilistico osserviamo una complessiva crescita di Mezzosangue, che lo vede abbandonare un eccesso un po’ Old Style di rime baciate a favore di un maggiore utilizzo di allitterazioni, inversioni ed assonanze. Il flow non è sempre scorrevolissimo, ma le pause e le rime non chiuse aiutano a creare degli “spazi liberi” di pensiero che danno all’ascoltatore l’opportunità di soffermarsi meglio sui concetti cruciali espressi dal rapper. Tra gli altri una particolare menzione meritano Sottotorchio, Remmy e Desto, autori di tre tracce ben strutturate e che hanno messo in luce un buon bagaglio tecnico. Buona prova anche di Big Johnny, seppur afflitta da uno stile a tratti troppo old.

Un discorso a parte meritano le basi, che risultano più dolci e riflessive dei precedenti lavori, fungendo da chiave d’accesso preferenziale con cui i rapper entrano direttamente in contatto con la parte “istintuale” dell’ascoltatore, che viene ipnotizzato dalle melodie quasi psichedeliche (riferimento al progressive anni ‘70?) dei pezzi. In definitiva questo Hurricane Mixtape è un’opera davvero ben pensata e ben rappata, che potrà mettere in luce e pubblicizzare un gruppo di rapper molto promettente. Inoltre il mixtape mette in mostra un Mezzosangue in crescita, cosa che fa davvero ben sperare in vista dell’uscita del suo primo disco ufficiale.

Giovanni Zagarella e Francesco Bitto

Adesso fuori "Hurricane Mixtape", il nuovo lavoro hosted by Mezzosangue

È disponibile in free download “Hurricane Mixtape”, progetto ideato e hostato dal rapper romano Mezzosangue, che mette insieme molti artisti emergenti del panorama underground assieme ad alcuni nomi noti dell’hip hop italiano. 
Tra i 19 pezzi inediti del mixtape troviamo infatti i brani dello stesso Mezzosangue, di Primo, Hyst e Lucci, assieme ad una produzione di DJ Squarta; accanto a loro molte voci meno note ma altrettanto meritevoli, come 16 barre, Desto, Sottotorchio e Dari MC. 
Il lavoro è stato mixato da DJ Pitch8, che si è occupato anche della grafica del progetto. Il mixtape (scaricabile qui) ha come obiettivo dichiarato di dare notorietà ai talenti emergenti del rap italiano e, vista l’ottima qualità generale del lavoro, ci sono buone possibilità che faccia centro.