Dopo il primo turno di votazioni del 17 novembre, ieri si è tenuto il ballottaggio che vedeva avversarie la candidata del partito di centrodestra, Evelyn Matthei, e la candidata dello schieramento opposto, Michelle Bachelet. Ha vinto proprio quest’ultima con il 62,71% dei consensi contro il 37,28% della sua sfidante.
Per Michelle Bachelet, che verrà nominata 36° Presidente del Cile l’11 marzo 2014, è il secondo mandato presidenziale dopo quello durato dal 2006 al 2010. Si tratta comunque di un successo amaro perché ha partecipato al voto del secondo turno solo il 41% degli aventi diritto, quasi il 10% in meno rispetto al primo turno.
La Bachelet, dopo la vittoria, ha dichiarato di voler insistere col suo progetto di modifica della Costituzione per garantire diritti più inclusivi a tutte le fasce della popolazione. La grande battaglia del futuro presidente si concentrerà, come da lei promesso, sull’istruzione. Attualmente gli istituti privati sono la maggioranza, il che è un problema per quelle famiglie che non si possono permettere i loro costi.
Queste proposte programmatiche saranno difficili da realizzare, ha ammesso Michelle Bachelet, soprattutto se si considera che lo schieramento di centro sinistra che la sostiene non ha una maggioranza parlamentare che possa permettere modifiche alla Costituzione.
Dal prossimo marzo, dunque, si prospetta la formazione di un governo di coalizione che dovrà adottare provvedimenti con l’intesa dell’opposizione. Da questo punto di vista sono di buon auspicio le parole dell’attuale Presidente di centrodestra, Sebastiàn Pinera, che ha affermato che il suo partito porterà avanti una condotta leale e costruttiva.
Probabilmente il compito di più arduo per Michelle Bachelet sarà quello di convincere i cileni alla partecipazione civica. In un paese che ha mantenuto il voto obbligatorio fino a queste ultime elezioni, avere un tasso di astensione al 60% non è sicuramente un segno di buona salute per la sua vita politica.
Emanuele Pinna