Il castello errante di Howl – Recensione Film

Sophie, una dolce ragazza che lavora in un negozio di cappelli, viene salvata dalle angherie di due soldati dall’affascinante mago Howl, che prova immediatamente una grande simpatia nei suoi confronti. Appena tornata in negozio, però, subisce una terribile maledizione da parte della Strega delle Lande, gelosa dello stesso mago, di cui è innamorata da molto tempo, che trasforma Sophie in una donna anziana, privandola della sua giovinezza. La ragazza, in preda al panico, scappa via, rifiutandosi di rivelare la sua storia a genitori ed amici. Cercando rifugio, si imbatte nel castello errante dello stesso Howl, dove incontra il “demone del fuoco” Calcifer, uno spiritello che custodisce il castello stesso, consentendo il suo movimento. Sophie, per ringraziare Calcifer dell’ospitalità, lo ricambierà ripulendo il fatiscente castello e presentandosi allo stesso Howl, che non la riconosce a causa della maledizione, come nuova “donna delle pulizie”. A questo punto le storie di Sophie, di Calcifer e di Howl stesso si intrecciano in uno scenario che vede lo scoppio di una terrificante guerra tra regni, per cui lo stesso Howl è costretto a combattere contro forze ostili, fino a mettere a repentaglio la propria vita, e in cui Sophie, sempre più legata sentimentalmente al mago, si prenderà cura di lui, stremato e logorato dagli estenuanti combattimenti. Tra i due nascerà una fortissima storia d’amore, fortemente osteggiata dalla strega delle Lande, ma che alla fine consentirà mago e a Sophie di liberarsi  dalle proprie maledizioni, e di poter finalmente coronare il loro sogno d’amore.

La pellicola di Miyazaki è un melò raffinatissimo e mai banale, un fenomenale ibrido tra il classico Magic fantasy e lo Steampunk, in grado di affascinare ed attrarre costantemente il pubblico grazie alla spiccata capacità dell’animatore di Tokyo di creare una costante frenesia emotiva dovuta sia alle vicende ed al carattere dei personaggi (tutti azzeccatissimi) sia, come accennato, ai tumultuosi avvenimenti in cui i personaggi stessi si muovono. Uno dei più grandi punti di forza dell’opera di Miyazaki è quindi l’ambientazione storica, verosimilmente ispirata all’Europa del primo novecento, alle prese con il primo conflitto mondiale (lo si intuisce dai vestiti e dalle uniformi dei soldati, dall’urbanistica delle città che ricorda l’Alsazia, e da vicende storiche presenti nella pellicola e realmente accadute come il volantinaggio aereo da parte di D’Annunzio e l’affondamento in prossimità del porto della corazzata austriaca Santo Stefano) che conferisce alla vicenda una sorta di malinconica atmosfera retrò, arricchita di fascino dalla veridicità di alcuni avvenimenti storici ripresi nella pellicola.
Al fascino dell’ambientazione si aggiunge anche quello dei personaggi, di difficile lettura, sempre scostanti, sempre diversi nelle manifestazioni delle loro emotività, che risultano magnetici e intriganti, e rappresentano una continua sfida per l’osservatore che non sempre è in grado di leggere tutte le sfumature del loro carattere, sfumature che si riflettono sui disegni, che mutano al mutare degli sbalzi d’umore dei protagonisti (Sophie ringiovanisce ogni qual volta che si scopre innamorata del mago), che il disegnatore è quindi in grado di raffigurare magistralmente, esasperando talvolta persino le normali reazioni fisiologiche (vedi La strega delle lande che nel salire le scale del palazzo imperiale suda in maniera tanto copiosa da… sciogliersi). E così Howl è ora sicuro e pacato, ora in preda a crisi di panico, ora in uno stato catatonico (incarna il prototipo dell’intellettuale decadente in preda ad alcool o droghe?), e Sophie è insieme amante e madre dello stesso, in un’altalena emotiva appassionante e travolgente.

Forte anche la denuncia antimilitarista, che porta l’autore a rappresentare il castello errante stesso come  un dolce eremo, un rifugio dalla realtà e dalle atrocità della guerra, in cui Howl e Sophie cercano inutilmente di trovar riparo. Ma la guerra insegue gli uomini fino ai confini del mondo, fin dentro persino ad una realtà immaginaria, schiacciando Howl, i suoi desideri, le sue aspirazioni, fino a farlo diventare poca cosa di fronte alle atrocità del mondo, fino allo sfinimento (emblematica la scena del ritorno dai combattimenti aerei di Howl, che esausto torna al castello e si abbandona alle cure di Sophie). Un mondo che consuma gli individui, i loro amori, le loro passioni, spegnendo gradualmente la fiammella della loro umanità e trasformandoli in mostri. Ma i protagonisti trovano nell’amore la forza per vincere le avversità, facendo risorgere in un mondo devastato dall’orrore della guerra, un futuro di speranza.

Eccezionali i disegni (ma questa non è una novità), strepitose le scene di combattimento, le rappresentazioni delle città in preda alle fiamme e degli eserciti in lotta. Delicatissimi i ritratti dei protagonisti, che vengono rappresentati in tutte le sfumature del loro essere fino quasi alla caricatura. Ottima la sceneggiatura, frenetica e schizofrenica quanto basta per creare un’atmosfera velata e misteriosa. Menzione particolare per Hisaichi e Kimura, che compongono una delle colonne sonore più belle degli ultimi anni, che permette al Castello errante di Howl di stregare anche le orecchie, oltreché la vista. In definitiva la fatica di Miyazaki è annoverabile tra i capolavori del cinema di animazione, un’opera destinata a diventare un punto di riferimento per chiunque voglia approcciarsi al genere, un’opera destinata insomma, a fare epoca!

Francesco Bitto