Uruguay, svolta contro i Cartelli: lo Stato venderà la marijuana in farmacia

Giorno storico in Uruguay, dove la coalizione che sostiene il Presidente José Mujica ha approvato una legge rivoluzionaria sulla marijuana. Lo stato sudamericano, infatti, si farà carico della produzione e della distribuzione della celeberrima droga leggera, combattendo così i signori del crimine sul loro stesso campo e controllando un mercato tanto pericoloso quanto potenzialmente redditizio. “Pepe” Mujica, personaggio, a prescindere da tutto, pressoché leggendario, ha così dichiarato:”L’obbiettivo di questa legge non è trasformare l’Uruguay nel paese del fumo, ma creare un’alternativa al proibizionismo, la cui ferrea imposizione non ha scoraggiato il consumo di droghe ma, al contrario, ha scatenato il consumo e favorito la criminalità, sopratutto nei paesi più deboli. So che più del 60% degli uruguayani si è dichiarato contrario a questo provvedimento e non mi opporrò nel caso in cui venga chiesto un referendum abrogativo” – dice Mujica. 
Ma come funziona la riforma, passata con 16 voti su 30? In sostanza è prevista la nascita di un nuovo ente statale, l’Inc, che potrà concedere concessioni a privati e club (rispettivamente 6 e 99 piante) per il consumo personale e ai produttori più grandi per la vendita in farmacia, fino a circa 40 grammi al mese a persona. L’Inc terrà inoltre un registro dei consumatori e sarà incaricato di effettuare studi e ricerche per monitorare il consumo di cannabis nel paese. I lati negativi? In un paese povero come l’Uruguay sono sopratutto due: la corruzione (e la conseguente vendita delle licenze a soggetti poco raccomandabili) e la reazione dei narcos, contrastati anche sul piano del prezzo, assolutamente concorrenziale (si assesterà su un dollaro al grammo).
L’opposizione, che si è schierata contro la riforma con 13 no e un assente, contesta la scarsa aderenza della riforma alle convenzioni internazionali in materia di produzione e consumo di droghe leggere e la creazione dell’ente, che sarebbe incostituzionale in quanto manca solo un anno alle presidenziali. In ogni caso, nel nostro piccolo, guardiamo con simpatia a Mujica, uomo politico d’altri tempi (vive in una fattoria e dona il 90% dello stipendio in beneficienza) con la visione e il coraggio di un ventenne. Ad averne in Italia…
Roberto Saglimbeni

L’Ucraina, il gatto e la volpe – Risposta a La Repubblica

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di un nostro collaboratore esterno, Alfredo Crupi, in risposta all’articolo di La Repubblica Online che trovate al seguente link.

La Repubblica online posta oggi un articolo sull’Ucraina scossa dalle manifestazioni dei dimostranti favorevoli a chiudere l’accordo con l’Ue che il loro governo aveva invece ritenuto insoddisfacente. 
Il titolo lancia l’allarme: “Ucraina, polizia sfonda le barricate dei manifestanti europeisti”. 
Il sottotitolo rincara la dose: Attacco di oltre mille agenti nei confronti delle 10 mila persone che occupano piazza Indipendenza a Kiev. L’Unione Europea: “No a violenza contro chi manifesta pacificamente”. Indetta per oggi una manifestazione: prevista la partecipazione di “milioni di cittadini”. Gli Usa: “Disgusto per l’azione delle forze dell’ordine” 
L’orientamento di questo giornale è da sempre manifestamente filo-occidentale e anti-Russo. Ci tiene alla democrazia, il quotidiano di Scalfari.
E dal titolo e dal sottotitolo i nostri bravi giornalisti fanno trapelare tutto il loro sdegno contro questa intollerabile repressione, facendo propri e diffondendo al mondo i duri moniti degli Usa e dell’Ue (che è parte in causa, e dovrebbe tacere, quanto meno per un sospetto conflitto d’interessi…)
Però a leggere l’articolo si possono notare alcune cosette interessanti, che dovrebbero risvegliare la nostra attenzione e il nostro senso critico. A maggior ragione in quanto emergono da un articolo pubblicato su un giornale chiaramente a favore dei dimostranti.
Vediamone alcune, cogliendo fior da fiore:
“Tra i manifestanti ci sono persone armate di mazze e bastoni. In viale Khreshatik dei manifestanti appartenenti a un gruppo paramilitare hanno a loro volta accusato quattro giovani armati di spranghe e bastoni di essere dei “provocatori” e sono venuti alle mani con loro, poi uno dei paramilitari ha afferrato uno dei quattro per il bavero della giacca e lo ha minacciato con una pistola”.
“I poliziotti finora si sono fatti largo più a colpi di scudo che di manganello, ma alcuni scontri si sono verificati quando gli agenti hanno tentato di arrestare dei manifestanti”.
“Nella notte tra lunedì e martedì, la polizia aveva sgomberato i manifestanti che presidiavano barricate nel vicino quartiere governativo, interrompendo il passaggio ai rappresentanti del governo e allo stesso presidente”. 
 “Il presidente ucraino ha denunciato “gli inviti alla rivoluzione”, che “minacciano la sicurezza nazionale”. In un gesto distensivo verso l’opposizione, invece, ha annunciato che avrebbe chiesto il rilascio dei manifestanti arrestati dopo gli scontri con la polizia durante una manifestazione di massa il 1 ° dicembre”.
“Ha anche detto che una delegazione si recherà oggi a Bruxelles per proseguire le trattative per un accordo con l’UE. Dal canto suo, l’Unione Europa ha chiesto al governo ucraino di evitare ogni azione violenta nei confronti dei dimostranti”. 
“nella notte, in una nota diffusa alla stampa, la Ashton ha denunciato con forza l’azione “non necessaria” della polizia”. 
“Anche il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha espresso il suo sdegno per l’azione repressiva in corso da parte del governo ucraino. “Gli Stati Uniti sono disgustati per l’uso della forza contro manifestanti pacifici – ha detto Kerry – Siamo con il popolo ucraino, siamo per il diritto a manifestare liberamente e pacificamente. Il governo di Kiev non ha il diritto di mandare contro manifestanti pacifici le forze di polizia in assetto da guerra, non ha il diritto di attentare così alle libertà democratiche e alla sicurezza dei cittadini. La vita umana deve essere rispettata. Il governo ucraino si porta tutta la responsabilità della sicurezza del suo popolo”.  Washington “esprime il suo disgusto per la decisione delle autorità ucraine di rispondere alla manifestazione pacifica in piazza Maidan a Kiev con polizia antisommossa, ruspe e manganelli, piuttosto che con il rispetto per diritti democratici e la dignità umana”, ha detto Kerry. “Questa risposta non è né accettabile né un bene per la democrazia”, ha aggiunto il segretario di Stato”.
Riassumiamo: manifestanti armati di mazze e bastoni, con al proprio interno gruppi paramilitari in divisa armati di pistole, occupano le sedi del municipio, impediscono il passaggio del Presidente e del governo, paralizzano le città e minacciano la rivoluzione.
In risposta il presidente cerca una soluzione negoziata, si adopera per far liberare i fermati, la polizia si fa largo con gli scudi senza nemmeno usare i manganelli. 
Gli USA e l’Europa esprimono disgusto per la violenza poliziesca…
Ma questi gentili signori dov’erano quando la polizia turca massacrava anche con armi chimiche manifestanti davvero pacifici e disarmati? Dove quando i ragazzi palestinesi venivano trucidati in massa con Israele che cannoneggiava le scuole con la bandiera dell’Onu esposta? E cosa farebbe in condizioni analoghe la nostra polizia? Quale violenta attività repressiva ha già più volte messo in campo, cosa è successo alla Diaz e in cento altre simili situazioni? E qualcuno ha visto la “delicatezza” con cui negli Usa sono stati sgombrati gli aderenti a “Occupy Wall Street…”? 
Cosa farebbe la polizia italiana se a fronte di una scelta di politica economica commerciale del nostro governo scendessimo in piazza con caschi, mazze  e bastoni, ostentando la presenza di gruppi in divisa con armi da fuoco, assaltassimo i municipi e le sedi di partiti e sindacati, bloccassimo l’accesso al parlamento e alla sede del governo, impedissimo al presidente di raggiungere le sedi istituzionali?
E queste manifestazioni perché? Perché il governo Ucraino non ci ha visto chiaro nelle proposte di accordo che l’UE ha offerto, le ha ritenute meno convenienti di quelle che proponeva la Russia…Non conosco i termini della questione, ma questi manifestanti lo sanno quale crisi sta attraversando l’Europa? Hanno visto oppure no cosa è successo alla Grecia per avere osservato le indicazioni della Troika? Sono al corrente che in molti paesi europei è sempre più forte la tentazione di uscire quanto meno dall’unione monetaria?
I manifestanti erano circa diecimila, nei giorni scorsi sono arrivati ad essere circa centomila, tanti, ma molti meno di quanti abitualmente ne scendono in piazza in Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Italia, senza riuscire a farsi ascoltare…
E tranquilli, anche in Ucraina c’è la democrazia con libere elezioni, e la Timoschenko è in carcere non perché perseguitata ma perché negli altri paesi del mondo, a differenza dell’Italia, i politici ladri e corrotti che si arricchiscono truffando, li arrestano e li processano. 
Non sto sostenendo che siccome i nostri governanti sono sordi e la nostra (e altrui) polizia talvolta violenta, allora dobbiamo giustificare anche la sordità e la violenza nelle altri parti del mondo, voglio solo riflettere sull’indignazione che mi provoca il disgusto a comando dei governi di Usa e Ue, che utilizzano indebitamente la “piazza” dei dimostranti per imporre gli accordi commerciali a essi favorevoli.
Un’ultima domanda. I gruppi paramilitari non s’improvvisano: chi li arma, chi li protegge, chi li addestra?  
Insomma, i cittadini ucraini devono essere liberi di decidere il proprio destino, ma consiglio loro di diffidare dagli amici interessati, suggerisco la lettura del capolavoro di Collodi nella parte in cui si narra degli Usa e dell’Ue, scusate, del gatto e la volpe…. 

Alfredo Crupi

Addio a Mandela, eroe della pace

Nessun tributo, nessun onore, nessun lutto potranno rendere giustizia al vuoto incolmabile che Nelson Mandela, scomparso pochi minuti fa, lascia al mondo intero. Leader del Sudafrica multietnico uscito dalla melma dell’apartheid, simbolo della lotta per la libertà e la giustizia, la stella più luminosa del Continente Nero se n’é andata umilmente, come visse e operò, lasciando però dietro di sé un immortale scia di grandezza che solo poche altre figure della Storia possono osservare senza impallidire. Prese la sua nazione nel momento peggiore, marcì in prigione, fu saggio capo e fedele compagno di ogni sudafricano, consegnò il paese alla modernità, donò a tutti noi la speranza nel mutamento, la fiducia in un genere umano che, al di là delle atrocità, ha in sé il germe del migliorarsi, giorno per giorno.  
L’annuncio della morte del grande leader è stato dato pochi minuti fa da uno dei suoi successori, l’attuale presidente sudafricano Zuma, con quel fare commosso e solenne che si riserva solo gli addii a un uomo unico. Era malato da tempo, aveva già più volte rischiato di morire, ma per uno come lui, anche a 95 anni, tutto questo era poco più che ordinaria amministrazione: chissà quante volte ci era stato vicino nei 26 anni a Robben Island. Ma stasera, per l’ultima volta, il suo cuore ha danzato sul sottile filo tra la vita e la morte, cadendo, infine, al di là della staccionata, dove neanche i più fedeli hanno potuto seguirlo. Come nel mito, l’uomo che muore oggi diventa simbolo, leggenda, imperituro monumento alla libertà dei popoli: perché nessuno potrà mai scordare quello che Nelson Mandela ha fatto in Sudafrica e quello che ha dimostrato al mondo intero. Un altro eroe  del ‘900 compie il grande passo: addio Madiba, ci mancherai. 

PayPal introduce l’utilizzo di carte regalo prepagate

PayPal sta rendendo più semplice l’utilizzo delle carte regalo per gli acquisti online. La società ha annunciato che “PayPal Checkout” ora accetta carte regalo prepagate, cioè è possibile utilizzarle in uno dei negozi online che utilizzano i servizi di PayPal, proprio come si farebbe con altri metodi di pagamento come carte di credito o di debito. “Dopo mesi di ricerche e indagini, abbiamo scoperto una soluzione in attesa di brevetto e innovativa per consentire l’utilizzo di carte regalo prepagate senza problemi per l’acquisto di prodotti e servizi sul web su cui è accettato il pagamento PayPal,” spiega la società..
Questa funzione è disponibile online, giusto in tempo per la stagione dello shopping.

Lego-Art, con Nathan Sawaya il mattone prende vita

Lego-art ,con Nathan Sawaya il mattone prende vita.

Immedesimiamoci in una scena del colossal-cartoon Toy Story, dove improvvisamente i giocattoli si animano con vera e propria vitalità. Diventa più facile comprendere come le celeberrime Lego, mattoncini centenari da sempre presenti nelle camere di tutti i bambini, riescano a riunirsi per formare magnifiche sculture di grandezza naturale. Nathan Sawaya, artista newyorkese che lavora con il Lego dal 2004, compone bizzarre rappresentazioni tridimensionali in modo da sancire lo strabiliante matrimonio tra gioco e arte; infatti vedere ‘Il Pensatore’ di Rodin o il ‘Tyrannosaurus’ accuratamente riprodotti con mattoncini colorati ci introduce in un videogame ‘pixelato’.

Il colore, la forma e l’idea creativa confluiscono nella scelta della Lego-Art che diventa originalissima ai nostri occhi per la semplicità del materiale usato ma anche per la pazienza infinita di collocare ogni -brick- (mattone) nel posto giusto. Se ci imbattiamo in una creazione come ‘‘Yellow” , che ripropone un’uomo che si strappa il torace dal quale fuoriescono una moltitudine di Lego, entriamo in una sfera concettuale personale di Sawaya. Vuole così esprimere l’esplosione della sua identità ingegnosa rivelandoci appunto la doppia faccia della sua idea: il gioco travestito da arte.

Dietro queste sculture si cela una morale che l’artista stesso ripropone nelle sue dichiarazioni ”…i sogni si costruiscono ponendo un mattoncino alla volta…” e, così, dietro le sue elaborate opere vediamo dei sogni realizzati. L’artista newyorkese ha condotto le sue sculture in giro per il mondo tanto da acquisire una risonanza internazionale. Dal 16 settembre 2013 fino al 5 gennaio 2014 possiamo apprezzare tutti i modelli di Nathan Sawaya a New York presso il Discovery Times Square.
Se vi sono piaciute queste opere potrebbe interessarvi: “I Lego e la riproduzione di scatti storici

Raffaele Pinna

DOVE ACQUISTARE LE COSTRUZIONI LEGO AL MIGLIOR PREZZO

Roger Waters ringrazia un veterano: ha ritrovato la tomba del padre

Anche per i più grandi protagonisti dello show business arriva un momento in cui fare i conti con se stessi e coi propri fantasmi, e Roger Waters non ha fatto eccezione. Il bassista e polistrumentista dei Pink Floyd, infatti, è riuscito finalmente a realizzare l’obbiettivo che l’aveva tormentato per larga parte della sua vita e della sua carriera: ritrovare la tomba di suo padre, morto durante la battaglia di Anzio, su suolo italiano, nel gennaio 1944.   
La scoperta del luogo di sepoltura del tenente Eric Waters, padre di Roger, che all’epoca del decesso del genitore aveva solo 5 mesi, è stata possibile grazie al paziente lavoro di Harry Schindler, ex membro dell’Intelligence britannica che da più di 30 anni si occupa di individuare le tombe dei caduti della Seconda Guerra Mondiale e che è riuscito a risalire alla preziosa scoperta con un lavoro incrociato sulle mappe. Schindler, cui Waters ha dedicato una poesia, ha così dichiarato:”Sono commosso, ha scritto parole stupende e credo sia davvero contento. Faccio questo lavoro con piacere, ritengo serva a far sì che nessuno dimentichi gli orrori accaduti sui quei campi di battaglia”.
Lo scorso 28 luglio, come i fan ricorderanno, Waters, in concerto a Roma, aveva colto l’occasione per recarsi al cimitero di Cassino, nella speranza che il padre fosse lì sepolto:”Questo viaggio rappresenta il mio passato e il mio futuro”, aveva detto ai giornalisti. Ora, dopo la scoperta, sembra che il musicista abbia programmato un nuovo viaggio in Italia, questa volta a colpo sicuro, per il prossimo 18 febbraio.
Qui di seguito la canzone When the Tigers broke free, dal celeberrimo The Wall, dedicata da Waters alla memoria del padre:

Brasile 2014: smantellata organizzazione asiatica di calcioscommesse

Tan Set Eng, boss delle scommesse
Un’organizzazione ramificata, con interessi vasti e disponibilità economiche ingenti, pronta a truccare i mondiali in Brasile. Al vertice vi era Tan Set Eng, numero uno del calcioscommesse, esperto manipolatore di eventi sportivi fin dal ’96 e posto sotto arresto dalla polizia di Singapore il mese scorso. La notizia, diramata solo oggi, contiene anche un dettagliato rapporto di come la struttura stesse pianificando di modificare il risultato dei match in programma l’anno prossimo in Brasile. Tan Set Eng, nome in codice Dan, aveva infatti una fitta rete di contatti con calciatori, arbitri e guardalinee, dei quali conservava dossier accurati nei suoi server e coi quali contava di mettersi in contatto in modo da convertire i milioni di dollari già stanziati per l’operazione in miliardi. Bastava poco per truccare una partita: una papera del portiere, una scivolata fuoritempo, un errore apparentemente casuale ed ecco che il “signor” Eng vedeva moltiplicarsi i suoi proventi illeciti.
Da quando la polizia di Singapore l’ha arrestato Tan Set Eng è in isolamento con una formula estremamente repressiva, residuo del dominio coloniale inglese, e viene costantemente interrogato. Dal poco che trapela l’uomo, sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale, avrebbe già avvicinato due squadre qualificate e nella Top 50 della FIFA e molti calciatori “amici” coi quali già in passato aveva avuto modo di collaborare. Due gli esempi: la partita delle Qualificazioni Mondiali Laos-Cambogia, finita 4-2 (come voluto da Eng) e un minitorneo svoltosi in Turchia nel Febbraio scorso e nel quale furono assegnati ben 7 rigori, tutti da arbitri scelti dal boss di Singapore. “Il flusso delle scommesse durante i grandi eventi raggiunge i 150 miliardi di dollari, tre volte il PIL dell’Uruguay, ed è facile per queste organizzazioni infiltrarsi” dice Ralf Mustchke, capo della sicurezza della FIFA, “ma stiamo facendo un ottimo lavoro e in Brasile andrà tutto bene”.
Roberto Saglimbeni

New York ha un nuovo sindaco: trionfa l’italoamericano Bill De Blasio

Con oltre il 73% dei consensi, come ampiamente pronosticato alla vigilia, l’italoamericano Bill De Blasio è ufficialmente il nuovo sindaco della città di New York. L’esponente democratico, originario di Sant’Agata dei Goti (BN), ha nettamente sconfitto lo sfidante Lotha, repubblicano, delfino e pupillo di Rudolph Giuliani. Il neo sindaco, che ha pronunciato il discorso della vittoria a Brooklyn, dove vive e lavora, ha dichiarato:”Oggi avete chiesto forte e chiaro una nuova direzione per la nostra città. La gente ha scelto un sentiero progressista e stanotte andiamo verso di esso come una città unita”. In effetti De Blasio e la sua famiglia sono la piena espressione della mutietnicità made in USA.

Lui, di famiglia italoamericana, la moglie, afroamericana, i figli dalla pelle nera e dal nome italiano (Dante e Chiara), tutti uniti sul palco allestito a Park Slope. Il sindaco De Blasio ha poi salutato il paese natale nella lingua madre e inserito nel suo discorso anche frasi in spagnolo, a dimostrazione di come il suo consenso in città sia ampio e diffuso tra tutte le fasce della popolazione: dopo 20 anni i democratici hanno riconquistato la Grande Mela e, a quanto sembra, con una figura che ispira finalmente fiducia. 

Contadino russo attacca orso e precipita in un burrone: illeso!

Yusuf Alchagirov, un ottantenne russo, si è reso protagonista di un curioso episodio che sta appassionando il web. Come raccontato dal tabloid britannico The Guardian l’anziano uomo, contadino del Caucaso settentrionale, si trovava in un campo di lamponi quando il bruno animale, evidentemente affamato, si è avvicinato alla ricerca di cibo.

Noncurante del pericolo l’anziano Yusuf, per difendere i suoi lamponi, ha inaspettatamente deciso di caricare l’animale, percuotendo ripetutamente l’orso con calci, pugni e testate: l’animale, come prevedibile, ha spinto il contadino giù per un precipizio. Tuttavia l’uomo se l’è cavata con poco: qualche escoriazione e 4 costole rotte, e ha rilasciato la seguente dichiarazione:”L’ho visto avvicinarsi e ho deciso di anticiparlo e attaccare. Mi avrebbe ucciso se mi fossi tirato indietro”.

Il fenomeno, ovviamente divenuto virale, non deve costituire però un esempio: come consigliato da tutta la comunità scientifica nel caso in cui incontriate un orso è preferibile stendersi per terra e fingersi morti, in modo che l’animale non percepisca l’uomo come una minaccia: generalmente, al contrario di quanto si pensa, si tratta infatti di animali pacifici e inoffensivi, che reagiscono solo se provocati. 

Canale di Sicilia, nuova tragedia: 34 migranti morti, 10 bambini

“Le banalità del male”. Non trovo nulla di più efficace che questo, un termine preso a prestito da Hannah Arendt (e dall’orrore nazista) per definire l’ennesima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia, a 70 miglia dalle coste maltesi. L’ennesimo barcone partito da chissà dove, in condizioni inumane, alla ricerca di speranza, di un mondo migliore, di qualcosa per cui valesse la pena vivere. Italia, Francia, Germania: chissà dove volevano arrivare queste anime dannate del XXI secolo, sempre in viaggio, in movimento, senza sosta, spinte solo dalla voglia di ricominciare. 
Ma tutto questo non ha più un senso per 34 degli oltre 250 migranti che hanno fatto naufragio nelle scorse ore. E fa rabbia che la maggior parte di coloro che non ce l’hanno fatta siano bambini, vittime incolpevoli e inconsapevoli delle scelte altrui. Per i circa 220 sopravvissuti l’Italia e Malta hanno studiato un piano congiunto: 143 di essi stanno giungendo ora a Lampedusa, nonostante il centro d’accoglienza e l’ospedale siano al collasso. É l’Europa a dover fornire soluzioni, ma sembra che i migranti siano un problema solo a queste latitudini. C’é chi ci ha impostato l’economia (la Germania coi turchi), chi ci ha vinto un Mondiale (ricordate la Francia dell’algerino Zidane, di Thuram, Desailly, Vieira?) ma i migranti sono solo un problema nostro, numeri di vivi e di morti nel Canale di Sicilia. 
Lo ha, indirettamente, ribadito il commissario UE per gli affari interni, Cecilia Maelstrom, auspicando un potenziamento di Frontex, il sistema di protezione delle frontiere europee. Tradotto dal politichese, risolvere un problema epocale con un sistema che non solo si é rivelato inefficace, ma é stato anche assente nel Mediterraneo, costringendo la nostra Marina Militare a un lavoro inumano per salvare delle vite. 
Di fronte all’inettitudine delle istituzioni europee fa addirittura ridere la minaccia del premier maltese Muscat, che dichiara: “Non mi alzerò dal tavolo se non troveremo una soluzione”. Perché é vero, come dice Alfano, che più che di emergenza si tratta di un tempo della storia che implica migrazioni e movimenti, ma senza la volontà di trovare soluzioni ai problemi volare ogni giorno a Bruxelles servirà davvero a poco. 
Roberto Saglimbeni