Decine di operai morti per costruire gli stadi del Mondiale: la FIFA e il Qatar nella polemica

Michel Platini e Joseph Blatter

Mancano ancora nove anni, eppure i Mondiali di calcio che si terranno in Qatar nel 2022 stanno già suscitando tantissime polemiche. La decisione di assegnare l’organizzazione del mondiale allo stato qatariota è parsa a molti una scelta politica, dettata da motivi che poco hanno a che fare con lo sport e con la volontà di organizzare una manifestazione bella ed efficiente. 
Joseph Blatter e Michel Platini, i due boss del calcio internazionale, hanno già dovuto affrontare l’ira dei club di tutto il mondo in seguito alla decisione di disputare i Mondiali in inverno: un unicum nella storia della pluricentenaria competizione, dovuto alle straordinarie temperature che si registrano in Qatar in estate (45-50 °C). Un problema, quello del caldo, a cui forse si sarebbe dovuto pensare prima. 
Adesso un’altra tempesta si abbatte sul Qatar e sulla FIFA: come riportato dal quotidiano inglese The Guardian, quest’estate sarebbero morti ben 44 operai nepalesi nel corso della costruzione dei mastodontici stadi per il Mondiale. Le vittime farebbero parte di una vasta comunità di lavoratori migranti, che dagli Stati circostanti si sposta ogni anno nel ricco Qatar per trovare lavoro. 
Gli operai sono deceduti a causa delle condizioni e dei ritmi disumani a cui erano sottoposti: costretti a sgobbare in piena estate, sotto il sole del deserto e senza acqua da bere, molti di loro non ce l’hanno fatta e sono morti nel silenzio delle istituzioni. Quel che è peggio, le 44 vittime sarebbero solo la punta dell’iceberg: in Qatar si è affermato un vero e proprio commercio degli schiavi, non esclusivamente riguardante il business dei Mondiali di calcio. 
Dall’inizio del 2013, infatti, stando a quanto riferisce l’ambasciata indiana di Doha, sarebbero scomparsi nel nulla ben 159 operai indiani: la ben consolidata realtà dei lavoratori-schiavi, venuta alla luce soltanto grazie all’attenzione mediatica che in questi mesi si sta riversando sul Paese mediorientale, era dunque un problema esistente da tempo
Blatter e Platini scansano le accuse, affermando la loro estraneità ai fatti e dichiarando che parleranno con le autorità qatariote per risolvere il problema. E se da una parte è probabilmente vero che i vertici della FIFA non fossero a conoscenza delle condizioni dei lavoratori sfruttati, dall’altra è innegabile che la politica e gli interessi personali abbiano condizionato troppo la scelta del luogo che ospiterà il Mondiale del 2022. In quest’ottica, gli arresti di nomi grossi del calcio (e alleati di Blatter) come quelli di Jack Warner e Mohammed Bin Hamman per corruzione, sono indicativi del fatto che la situazione ai piani alti del Calcio è malata. A rimetterci, come sempre, è soltanto lo sport.
Giovanni Zagarella